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Piano anti-povertà, per le parti sociali mancano le risorse

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La disponibilità delle risorse è la questione principale. Un po' tutti si sono chiesti: ma i soldi dove sono? Unica voce fuori dal coro, la Confindustria che dice di condividere il percorso del governo. Il compito di illustrare il piano (che oggi partirà per Bruxelles in vista della valutazione della Commissione europea), nell'ambito della trattativa sul libro bianco del welfare, è toccato al sottosegretario Grazia Sestini; nella mattinata ha ricevuto sindacati e associazioni datoriali, nel pomeriggio i rappresentanti del terzo settore e delle famiglie. Proprio Sestini ha replicato alle prime critiche sulle risorse: «Prima di tutto devono essere individuati gli strumenti poi si penserà alle risorse che comunque restano un problema di tutto il governo, non solo del ministero del welfare». Il piano contro la povertà prevede sostegno alla famiglia e alla natalità (assegni per i neonati e per il mantenimento dei figli per un determinato periodo; aiuti per l'acquisto della casa), l'istituzione di una tassa di scopo per la non autosufficienza, l'introduzione del reddito di ultima istanza (Rui). E poi: una politica per aumentare i servizi per le famiglie e la flessibilità del lavoro. La prima bocciatura è giunta dai sindacati. Compatti nel giudizio Cgil, Cisl e Uil, ha riferito Donatella Vercesi, segretario confederale della Uil: «È un piano di enunciazioni o annunci», non indica le priorità nè le risorse con le quali farà fronte; «è un progetto tutto teorico». La Cisal condivide i contenuti del piano ma si riserva di dare un giudizio definitivo appena saranno rese note le risorse economiche. Dure critiche dalla Confederazione nazionale artigiani: «Bocciamo il piano - afferma il responsabile delle politiche sociali, Claudio D'Antonangelo - perché non è una proposta concreta. Oggi con questo incontro al ministero del Welfare abbiamo solo perso tempo». Il piano è «apprezzabile» da un punto di vista teorico, ma «non c' è una parola sulle risorse che devono essere impiegate». Per la Legacoop il documento è insoddisfacente per i ritardi e per la mancanza di indicazioni sulle risorse stanziate. «A questo punto - sostiene Bruno Busacca - se l'esecutivo non renderà note le sue intenzioni sulle risorse impegnate, il confronto con le parti sociali «sarà inevitabilmente generico e improduttivo di risultati, e comunque accanto al sostegno alle famiglie occorre affiancare politiche e interventi per lo sviluppo di una adeguata rete di qualificati operatori di servizi, facendo tesoro dell'esperienza maturata dalla cooperazione sociale e dalla mutualità volontaria». Perplessità sono espresse sul piano anche da Confcooperative. Sia sul metodo («le tempistiche sono troppo ridotte per poter effettivamente raccogliere e integrare i contributi delle parti sociali») sia sulle risorse. Per Confindustria, invece, è condivisibile il metodo di confronto con le parti sociali con il quale il governo vuole rinnovare il sistema di assistenza: le linee di riforma del piano nazionale contro la povertà «si inseriscono nel solco del Libro Bianco sul Welfare e puntano su un nuovo modello di stato sociale, più finalizzato allo sviluppo e alla crescita occupazionale, attraverso interventi di politica attiva per l'inclusione sociale».

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