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Antimafia, scontro durante la relazione annuale

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Quindi occorre lasciare da parte gli «stereotipi» e i «teoremi precostituiti» dell'analisi politica e affidarsi solo ed esclusivamente all'analisi giudiziaria, l'unica appunto in grado di fornire «asserzioni provate». È racchiuso in questa frase lo scontro che si è consumato ieri in commissione Antimafia tra la maggioranza e l'opposizione, chiamate ad approvare la Relazione annuale sullo stato della criminalità organizzata. Uno spaccatura evidente che ha portato dopo tanti anni all'impossibilità di arrivare ad un voto unanime: ed infatti la maggioranza ha approvato da sola la relazione mentre l'opposizione ha votato compatta contro. E anche nelle successive dichiarazioni dei protagonisti è emerso uno scontro tutt'altro che sopito dal voto di ieri, con il centrosinistra che ha accusato la maggioranza di aver voluto mettere una «pietra tombale sulla stagione delle stragi e sulla morte di Borsellino e Falcone» e con il centrodestra pronto a ribattere che dall'opposizione è arrivato «l'ennesimo torbido tentativo di strumentalizzare» i lavori e a confermare, tramite le parole del presidente Roberto Centaro, di Forza Italia, che sulla stagione delle stragi «la porta non verrà chiusa», ma che da ora in poi si continuerà ad indagare con «un'etica che non deve partire da un teorema precostituito». Parole che non hanno certo soddisfatto il centrosinistra. «La Commissione - ha detto il capogruppo dei Ds, Giuseppe Lumia - ha soltanto sfiorato il rapporto tra mafia e politica, che doveva invece diventare il punto focale della stessa commissione». Lumia ha poi definito «strumentale e meschino» l'utilizzo nella relazione delle parole che il giudice ucciso a Capaci pronunciò nel '91 davanti al Csm sull'esistenza di un eventuale terzo livello. Utilizzo «indegno», hanno aggiunto gli altri esponenti dell'opposizione, «per dire che non c'è coinvolgimento esterno». Più sibillino l'affondo di Sinisi, della Margherita: «La maggioranza conosce bene dov'è il fuoco e lo evita con accuratezza con un comportamento viziato di partigianeria e faziosità istituzionale». In realtà, lo scontro che si è consumato ieri è stato covato per mesi e le avvisaglie si erano già avute qualche mese fa quando Centaro aveva presentato una bozza di relazione molto breve che era stata duramente contestata dall'opposizione. Relazione che è stata poi rivista fino ad arrivare alla stesura definitiva di ieri. Al di là di questo, hanno comuqnue sottolineato i membri del centrosinistra, esiste una «divergenza netta ed inconciliabile» tra i due schieramenti per quella che è la visione dei rapporti tra mafia e politica. Insomma, contrasti chiari e concernenti più punti - non ultime le leggi Cirami, rogatorie e ritorno dei capitali dall'estero definite «leggi vergogna» - che non consentivano alcun compromesso. Il centrosinistra ha annunciato che per ora non presenterà una relazione di minoranza, ma è pronto a farlo - «perché non permetteremo che si metta una pietra tombale sulle stragi» - se la maggioranza non cambierà indirizzo. A difendere l'operato della maggioranza è lo stesso presidente Centaro, convinto che l'operato del centrodestra abbia fruttato un lavoro positivo. «Abbiamo tenuto - ha detto - un approccio laico svincolato dai condizionamenti dell'analisi politica» e fatto, in pratica, «una politica antimafia e non una politica dell'antimafia». Fondamentalmente, è la tesi di Centaro e della maggioranza, «si è cercato di eliminare un vizio pericoloso: l'analisi politica che si sovrappone o si sostituisce all'analisi giudiziaria». Centaro e la maggioranza nella relazione hanno riservato una «stilettata» ai giudici palermitani in merito ai processi al senatore Andreotti: le accuse nei suoi confronti, è scritto, frutto di un «dibattito mediatico che ha sostituito il processo» sono sì state «sbugiardate» dalle sentenze, ma «malamente».

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