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GLI INCENTIVI

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Un super-bonus per chi decide di rinviare il pensionamento

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Un passaggio per dire che le misure strutturali «interesseranno principalmente la previdenza», oltre che sanità e pubblica aministrazione. Un accenno al perseguimento della solidarietà e delle coesione sociale ed intergenerazionale. E la frase, l'unica sicuramente gradita a Maroni, che indica l'obiettivo di «allungare, su base volontaria, la permanenza al lavoro». Come, il documento non lo dice. Ma da tempo i tecnici del Welfare stanno lavorando a un nuovo super-bonus per chi decide di rinviare il pensionamento, con ipotesi che arrivano fino a un 30-33% in più in busta paga. Ma, oramai è certo, di pensioni si riparlerà a settembre, quando, a sorpresa, potrebbe spuntare anche un semi-blocco delle finestre per l'uscita dal lavoro. Ipotesi che già fa innervosire la Lega e il «suo» ministro del Welfare, Roberto Maroni. In ogni caso lo stop ai pensionamenti avverrebbe in corso d'iter della Finanziaria. Magari al rush finale o con un decreto legge ad hoc. Le altre misure dovrebbero invece essere trasformate in emendamenti alla delega previdenziale. Oltre agli incentivi l'ipotesi che riscuote più consenso è al momento l'estensione a tutti lavoratori del metodo contributivo pro-rata. Dal prossimo anno o dal 2005 le future pensioni verrebbero calcolate sulla base del monte contributi versato. Per il periodo antecendente per i lavoratori più anziani continuerebbe a valere il metodo retributivo. Con l'accelerazione della riforma Dini perderebbero poco o niente i lavoratori vicini al pensionamento. Ma i tecnici hanno già valutato perdite della rendita tra il 4 e il 6% per chi andrà in pensione con meno di trenta anni di lavoro alle spalle. Gettonata è anche l'equiparazione dell'aliquota di finanziamento con quella di computo della pensione. A rimetterci sarebbero in questo caso soprattutto artigiani e commercianti, che oggi versano rispettivamente il 16,20 e il 16,59% contro un'aliquota di computo della pensione del 20%. Minime sarebbero le perdite per i dipendenti privati e pubblici che tra le due aliquote hanno oggi uno scarto minimo, dello 0,65% i primi e dello 0,30% i secondi. Ma gli esperti di Via XX Settembre e del Dipartimento economico di Palazzo Chigi stanno preparando una sorpresa decisamente più sgradita per il popolo dei travet: l'equiparazione della base di calcolo della loro pensione con quella dei lavoratori privati. Basti pensare che questi ultimi vedono calcolare la propria rendita sulle ultime dieci annualità di retribuzione, mentre i pubblici prendono come base di calcolo solo gli ultimi cinque anni e l'ultima mensilità.

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