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«Anche Totò Riina si è proclamato innocente»

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«L'obiettivo della famiglia in tutti questi anni era quello di arrivare alla verità - afferma il legale, Luigi Li Gotti - che è arrivata nel '97 con la sentenza definitiva della Cassazione. La vicenda giudiziaria è conclusa e a questo si aggiunge anche il "no" al ricorso di Sofri della Corte di Strasburgo». Come spiega l'avvocato, per la famiglia Calabresi, dunque, la vicenda è chiusa. «Volevamo solo la verità giudiziaria - ribadisce - il problema della grazia, proprio perché è una prerogativa del Capo dello Stato, spetta soltanto a lui, non compete a noi». Sofri ha sempre detto che non chiederà mai la grazia («chiederla sarebbe come dichiararsi colpevoli», ha più volte affermato). D'altra parte Ovidio Bompressi, agli arresti domiciliari per motivi di salute, l'ha chiesta la grazia ma la sua richiesta è rimasta quiescente. La domanda di grazia è legata alla persona quindi le due richieste non dovrebbero comunque camminare insieme. «L'unica posizione che la famiglia prese in proposito - ricorda l'avvocato della famiglia Calabresi - fu quella che fosse doveroso considerare le condizioni di salute di Bompressi per un fatto di giustizia». Nel dibattito sulla questione, il legale della famiglia Calabresi così prosegue: «Io per principio non separo mai la pena sanzionatoria da quella rieducativa. È evidente che se dovessimo ritenere che la condanna stia solo nella rieducazione, Sofri non ne avrebbe certo bisogno. Ma non va dimenticato il prezzo che un condannato deve pagare per il male che ha fatto alla società. Senza lasciarci influenzare dal fatto che l'imputato si proclami innocente. Non possiamo basarci sull'atteggiamento assunto dai condannati. Anche Riina si è proclamato innocente». Secondo Li Gotti, nel caso di Sofri sono stati fatti errori nel passato nel chiedere la grazia. «È stato uno sbaglio chiederla come correzione di un errore giudizario. Di fronte a questo noi abbiamo imposto lo stop perché le sentenze non vanno riviste. Il modo invece in cui la richiesta di grazia viene presentata ultimamente - ammette Li Gotti - non offende la famiglia Calabresi. Chiedersi infatti se sia giusto o meno che Sofri dopo 31 anni resti ancora in carcere è più che legittimo. Si tratta di posizioni intellettualmente corrette perché non mettono in discussione la sentenza. Affrontata in questi termini - afferma Li Gotti - la questione della grazia a Sofri non è offensiva per la famiglia e non riapre ferite».

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