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Santoro vince il quarto round contro la Rai

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L'azienda: aspettiamo ancora le sue proposte. Di Bella (Tg3) in Vigilanza: non sono fazioso

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Il tribunale di Roma ha respinto ieri la richiesta della Rai di sospendere l'attuazione dell'ordinanza del giudice del lavoro sul ritorno in video di Michele Santoro. Un altro ricorso dell'azienda è ancora pendente e sarà discusso il 17 luglio. Mentre le parti si sono presentate di nuovo di fronte al giudice del lavoro e la Rai ha dovuto rispondere alle proposte, avanzate dallo stesso Santoro su richiesta dell'azienda, sulle tre ipotesi di trasmissione da affidare al conduttore ed alla sua squadra. La decisione di respingere la richiesta di sospensiva avanzata dalla Rai è stata depositata dal giudice Federico Salvati della sezione Esecuzioni del Tribunale di Roma. «Salvati - ha spiegato il legale di Santoro, Domenico d'Amati - ha dichiarato inammissibile la richiesta della Rai e ha anche ritenuto manifestatamente infondata la questione di illegittimità costituzionale sollevata dalla Rai». «La richiesta di sospensiva non è stata respinta per le ragioni rivendicate da Santoro» ha dichiarato l'avvocato della Rai, Matteo Dell'Olio, commentando la decisione del giudice delle Esecuzioni. «Al contrario - ha sottolineato Dell'Olio - il giudice delle Esecuzioni ha ribadito che non è possibile dare attuazione forzata ad un provvedimento cautelare come quello adottato dal giudice del lavoro. Ha ritenuto perciò non necessaria la sospensiva perché l'ordinanza in questione non determina modalità coercitive nè tantomeno individua soggetti legittimati a sostituirsi alla Rai nella condotta attuativa». Immediata anche la reazione di Viale Mazzini. «La Rai attende ancora le proposte da parte di Santoro», si legge in una nota, mentre i legali del giornalista «continuano a dare interpretazioni parziali e fuorvianti delle ordinanze e delle decisioni della magistratura». Per esempio, ha chiarito la Rai, gli avvocati di Santoro «non spiegano che il giudice delle esecuzioni, solo dopo aver rilevato che l'ordinanza del giudice del lavoro non era coercitiva, e quindi non dava luogo alla "fattispecie di soggezione passiva" dell'azienda, ha ritenuto "manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale" sollevata dalla Rai». «È quindi solo la mancanza di un'applicazione coattiva, come quella che ora è stata chiesta dai legali di Santoro, che rende impraticabile il ricorso alla Corte Costituzionale - sostiene Viale Mazzini - e che ha fatto esprimere il giudice contro il ricorso della Rai». La Rai precisa «ancora una volta» che, «proprio basandosi sul contratto di lavoro con Santoro, lo ha invitato a presentare tre proposte di programmi, e come risposta ha ricevuto tre generiche indicazioni, non corredate di tutta una serie di elementi che gli erano stati esplicitamente richiesti e che sono assolutamente necessari per poter avviare una valutazione dei progetti». «Per di più - aggiunge l'azienda - solo con una lettera, pervenuta in mattinata, Santoro ha finalmente espresso la sua intenzione di attenersi agli indirizzi del Consiglio di amministrazione che impongono la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista, la necessità del contraddittorio e la sobrietà espressiva». Per Viale Mazzini quindi «non è Santoro, come dicono i suoi legali, che "sta ancora aspettando di sapere con quale direttore di rete dovrà parlare", ma è la Rai che rimane in attesa di avere proposte elaborate in modo organico». Per Giorgio Merlo, componente della Margherita in Commissione di Vigilaza, «un altro giudice ha di nuovo dato ragione a Santoro e torto alla Rai». Intanto, il direttore del Tg3, Antonio Di Bella, convocato dalla Commissione di vigilanza per un'audizione, ha dichiarato di essere «fallibile, ma non fazioso», riferendosi a chi, nella Cdl, accusa la testata della terza rete di fornire un'informazione parziale sul governo.

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