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Prodi attacca il progetto di Giscard e dà battaglia sul voto di maggioranza

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Il presidente della Commissione Ue chiede che quel testo venga migliorato in modo sostanzioso. A suo avviso il «punto debole» di tutto il progetto riguarda il mantenimento del voto all'unanimità in troppi campi. Gli sembra che andrebbe conservato soltanto «per i casi eccezionali», quando sono in gioco «interessi vitali, come ad esempio l'eventuale ammissione di nuovi paesi». «Più si ricorre al voto all'unanimità e più - avverte Prodi - si rischia la paralisi... Il passaggio al voto a maggioranza è un messaggio forte:: se vogliamo prendere decisioni collettive bisogna che la quasi totalità delle decisioni sia presa a maggioranza e non più all'unanimità». L'attuale presidente della Commissione Ue non farebbe eccezione nemmeno per le questioni fiscali, per la politica estera e per la difesa. E mette in chiaro che darà battaglia alla prossima Cig (la Conferenza Intergovernativa). Non solo sul voto a maggioranza ma anche sulla composizione della Commissione e sulle competenze delle diverse istituzioni. Sulla Commissione non ha dubbi: «Per ragioni politiche forti difendo l'idea di un commissario per paese... In questa fase di costruzione dell'Europa è necessario un legame forte tra ciascun paese e la commissione. Se un paese non ha un commissario non ha un'identità personale forte dentro l'Europa... Vedrete che i lavori della Cig mi daranno ragione». Prodi esprime perplessità anche sull'idea di un presidente «stabile» del Consiglio europeo: «La mia prima scelta - puntualizza a questo proposito - è una presidenza di turno. Sarebbe preferibile per evitare due strutture di governo. La mia seconda scelta è una presidenza stabile ma solo come rappresentanza e cioè a patto che non si raddoppi la burocrazia». Il presidente della Commissione Ue evita ad ogni modo di sparare a zero contro il testo approvato e sdrammatizza il suo scontro con il capo della Convenzione. «Ho una grande stima di Valery Giscard d'Estaing. La mia reazione ha nutrito il dibattito, l'ha rivitalizzato e Giscard si è mosso», assicura e a riprova dei «progressi visibili» riscontrabili nel testo finale cita «la designazione di un responsabile della politica estera, il rafforzamento nei settori della sicurezza, della giustizia, degli affari interni, l'identificazione giuridica dell'Unione, la carta dei diritti fondamentali».

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