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Piano Solo, svelato l'inganno dei servizi segreti sovietici

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I firmatari della lettera spiegano che il 12 giugno è stata commessa «una grave violazione della libertà di informazione, un "crimine" contro la verità storica oltre che contro la libertà di informazione». Il riferimento è ad un convegno «di livello nazionale» tenutosi il giorno prima alla Camera per «dibattere e analizzare, senza pregiudizi, la controversa vicenda del cosiddetto "Piano Solo" e del presunto "golpe" attribuito al Generale Giovanni de Lorenzo». «Fra i testimoni d'eccezione - riferiscono i firmatari della lettera aperta - vi è stato il colonnello del Kgb Leonid Kolosov, per tanti anni numero due della Residenza di Roma del servizio sovietico, il quale non solo ha rivendicato a sé - e quindi al governo di Mosca - la paternità dell'"Operazione Disinformatija" sul fantomatico Piano Solo, ma ne ha attribuito la concreta responsabilità di natura operativa all'allora attaché militare dell'ambasciata sovietica, nell'ambito di una più vasta e insidiosa operazione condotta in sinergia con il servizio segreto militare sovietico (Gru)». La vicenda del Piano Solo, ricordano Cossiga, Andreotti, Guzzanti e Fragalà risale a luglio 1964 e «scoppia tre anni dopo con lo scoop del settimanale "L'Espresso"». «Nel corso del convegno - sottolineano i parlamentari - sono emerse novità di straordinaria rilevanza, rispetto al teorema confezionato e propalato da un servizio strategico avversario e veicolato nell'estate del 1967 dal settimanale di via Po, non solo ai danni del De Lorenzo e dei Carabinieri, ma soprattutto ai danni dei nostri apparati di sicurezza». «I lavori del convegno - proseguono - hanno svelato in un giorno decenni di inesattezze, approssimazioni, falsità e omertà che per interessi di parte la sinistra ha ritenuto opportuno avallare e propagandare fino al punto di trasformarle in pseudo-verità "degne" di finire addirittura sui manuali di storia patria. Interessi, questi, che di fatto hanno finito per costituire una trama di inquietante solidarietà tra i disinformatori di allora i quali, per via dei profondi mutamenti del nostro scenario politico, risultano oggi singolarmente distribuiti tra destra e sinistra. Quella stessa lobby che ha mobilitato la "Redazione Unica" trasversalmente e pericolosamente presente nei giornali e nei media di ogni orientamento, nella criminale volontà di "uccidere" o ritardare o annacquare quelle notizie che rischiano di portare ad una riscrittura della nostra storia». «Quanto è accaduto - accusano i firmatari - ha dell'incredibile. Nonostante fossero presenti per tutta la durata del convegno inviati di punta delle maggiori testate giornalistiche e nonostante i 14 lanci di agenzia, una coltre di silenzio è calata sull'informazione». «Si tratta - sottolineano - di un episodio di estrema gravità, che suscita in noi un profondo sentimento di indignazione e una forte preoccupazione per lo stato dell'informazione in Italia. Una domanda: chi, dopo quasi quarant'anni, ha ancora paura della verità? Esiste chi ancora ha dei motivi per temere che si conosca la reale portata della penetrazione sovietica nell'Italia del dopoguerra, la capacità del blocco orientale di assestare colpi mortali al nostro cuore difensivo, attraverso scientifiche e raffinate operazioni di disinformazione, come lo 'scoop' di cui prima vittima e strumento fu lo stesso 'Espressò in relazione al Piano Solo». «Lanciamo dunque un appello - scrivono ancora i firmatari della lettera - alle coscienze dei direttori dei giornali e delle agenzie e dei massimi vertici di governo affinché pongano riparo a questo "golpe del silenzio". Un "golpe" questo che, a differenza di quello ingiustamente attribuito a De Lorenzo e dell'Arma dei Carabinieri, ha nomi e cognomi. Molti dei quali si rivolgono co

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