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«Italiani, non fate rumore»

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Il commissario europeo Mario Monti concede più di un'apertura, di fronte alla platea dei giovani imprenditori di Confindustria, sulla possibilità di rivedere le condizioni dei vincoli europei e pensare «ad una nuova fase». Ma è meglio che la classe politica italiana «non faccia troppo rumore». Infatti, dice Monti, «anche se gli italiani sono diventati inaspettatamente virtuosi dal punto di vista finanziario, esiste però un'inerzia mentale: è difficile togliere dalla mente dei nostri colleghi, dei cittadini europei, che se arrivano proposte italiane ci deve essere del bruciato». Monti parla durante una tavola rotonda in cui ha di fronte alcuni esponenti del mondo politico, di governo e di opposizione. È il ministro delle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione ad avanzare una nuova proposta e, nello stesso tempo, a bocciare quelle di alcuni suoi colleghi. «Non credo abbiano chances le richieste di stornare dal calcolo del patto le spese per investimenti per la ricerca o per la difesa», sostiene, proponendo di includere invece nel calcolo il debito pensionistico che pesa su tutti gli stati membri dell'Unione. Se il problema è comune a tutti i paesi dell'Ue, è il ragionamento di Buttiglione, fissiamo obiettivi comuni per il suo contenimento e inseriamolo nei parametri del patto. «In questo modo si rafforza il patto e nello stesso modo lo si rende più flessibile perché così, dandoci obiettivi ragionevoli di contenimento della spesa pensionistica, possiamo pensare di scorporare dai parametri del patto alcune spese mirate alla competitività, come quelle per la realizzazione di infrastrutture». Monti replica che le pensioni «possono benissimo essere viste in questa prospettiva di sostenibilità», e rileva che tutti i paesi europei hanno bisogno di riformare le pensioni, sanno che la cosa è impopolare e pensano di «scaricare il costo politico su Bruxelles». Del resto è un po' strano, aggiunge il commissario, che «questa istanza verso la Maastricht delle pensioni venga anche da esponenti di quei governi nazionali sempre pronti a denunciare l'eccessiva ingerenza di Bruxelles». Comunque ad una nuova fase del patto «si può pensare», dice Monti, anche se «sarà lenta nell'affermarsi». E gli indirizzi verso i quali muoversi sono, oltre che le pensioni, anche la qualità della spesa e alla definizione degli investimenti. E sulla stessa linea il presidente di Confindustria Antonio D'Amato, che spera in una interpretazione «non ragionieristica del patto». Dall'opposizione, il leader dei Ds Piero Fassino invita alla prudenza e si dice d'accordo con «l'impostazione di Monti, in particolare con la prudenza che usa nell'affrontare il tema del patto di stabilità. Un conto è distinguere tra spesa per investimenti e spesa corrente - spiega Fassino - altra cosa è parlare di flessibilità del patto per metterlo in discussione, come vogliono in molti, a partire da Tremonti che non ha mai nascosto la sua contrarierà al patto di stabilità».

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