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Rosso: «È vero, siamo testa a testa» Qui siamo uniti, non è come a Roma. Se perderemo sarà un campanello d'allarme

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Con il partito di Berlusconi che si era smembrato, con un gruppo di fuoriusciti che si preparava a dare battaglia, con le regionali in vista e il clima di sconfitta. Oggi per Rosso quel «siamo testa a testa» ha il sapore già di una vittoria. «Quattro mesi fa, quando sono arrivato - racconta - c'era aria non di sconfitta, ma di disfatta». Disfatta? «Posso citarle due dati?» Prego. «Alle precedenti Regionali facemmo una lista con l'attuale Udc e arrivammo a quota 20.7%. A febbraio i sondaggi ci davano al 13-14%. Oggi siamo a 24-25%. Un bel recupero, no?». Bisognerebbe attendere le urne per dirlo, non crede? «Certo, ma intanto sembravamo finiti e siamo in piedi. Anzi, stiamo correndo: un miracolo». E chi lo ha fatto questo miracolo? «Todos caballeros». Come, scusi? «Il metodo Berlusconi: todos caballeros, tutti a correre, tutti a pedalare per il partito, per Forza Italia e per la coalizione. È saltato il tappo che bloccava la classe dirigente e tutto ciò ha creato un grande entusiasmo attorno alla Casa delle Libertà». Tutti a correre per un candidato della Lega: vi ha creato problemi? «Alessandra Guerra è il candidato di tutta la coalizione. Ha 40 anni, ha due figli, è stata ed è una vera popolana, è la candidata del popolo. Il nostro elettorato l'ha avvertita come il nostro candidato e questo certamente è un dato molto importante». Dopo la sconfitta alle provinciali della Capitale, c'è stato uno scambio di accuse tra An e Lega. S'è avvertito l'effetto Roma? «No, non direi. An ha sostenuto con forza la Guerra, anche perché è impegnata con le comunali di Udine, dove il candidato a sindaco è il giovane deputato della destra Daniele Franz». Ma il candidato del centrosinistra Illy, qualunque sarà il risultato, è ancora molto forte. Vi ha dato filo da torcere? «Illy vuole sempre apparire per quello che non è. È un capitalista rosso e vuole sembrare un uomo del popolo, cerca di apparire come moderato e ha con lui due liste con la falce e martello, è di religione valdese e si è fatto fotografare con il Papa, le suore e Scalfaro. Dice di essere liberale e un libertino. I suoi gusti un po' avventurieri sono noti». Il Friuli è stata sempre una Regione anticipatrice delle tendenze politiche nazionali. Lo sarà anche questa volta? «Per noi è stato così. Qui si è realizzato l'accordo con la Lega prima che nel resto del Nord. Ma non credo che queste elezioni abbiano una valenza nazionale». Se vince la Cdl cosa cambia? «È la prova che abbiamo assimilato le proposte leghiste e rilanciate in un nuovo concetto, quello del federalismo nazionale: attenti alle autonomie in un contesto di unità. È il concetto della devoluzione». E se vince l'Ulivo? «Sarebbe un campanello d'allarme per noi, ma i friulani non ci guadagnerebbero nulla». F. D. O.

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