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PER GLI ATTACCHI AL PREMIER

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Ispezioni al Tg3, scoppia il putiferio

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La sinistra attacca a testa bassa e Giuliano Ferrara avverte: è Silvio Berlusconi, «presidente-imprenditore televisivo che deve dire: non si scherza con la libertà dei giornalisti». E in serata Berlusconi puntualizza: «Voglio restare fuori dalle polemiche. Dico solo una cosa, la libertà di stampa non è libertà di diffamazione. Quando l'informazione si risolve in un concorso nella diffamazione, credo che si debba considerare questo fatto come negativo e inaccettabile». Ma cosa è successo? All'indomani dell'accusa del premier alla testata della Rai di aver organizzato un «agguato» a palazzo di giustizia di Milano, la presidente Lucia Annunziata aveva chiesto al direttore generale Flavio Cattaneo di chiarire come si fossero svolti i fatti per poter difendere il telegiornale diretto da Antonio Di Bella. Il chiarimento si è tradotto in una ispezione a Saxa Rubra. I sindacati accusano. Volano parole pesanti e per tutto il giorno l'opposizione fa fuoco e fiamme. Tanto che in serata la Annunziata precisa che vuole capire se l'ispezione, per le modalità ed i contenuti, sia andata oltre l'episodio da accertare e abbia eventualmente costituito una violazione di principi tutelati dalla legge e dal contratto di lavoro dei giornalisti. A innescare la miccia è stata una nota di fuoco del Cdr del Tg3 e dell'Usigrai che parla di «attacco gravissimo alla libertà e all'autonomia dell'informazione». «Le domande degli ispettori - avverte la nota - stanno investendo temi ben più ampi che non la contestazione subita dal presidente del Consiglio nei corridoi del Tribunale. Si tratta di un'azione - aggiungono Usigrai e Cdr - che mina alla radice l'autonomia dell'informazione Rai, mira ad intimidire i giornalisti del servizio pubblico». Seguono a ruota le dichiarazioni di solidarietà dei comitati di redazione del Tg1 e del Tg2. Preoccupato anche il segretario della Federazione della Stampa, Paolo Serventi Longhi. «È la testimonianza di una situazione ormai insostenibile e che prefigura una repressione sistematica della libertà di informazione». Scende in campo il presidente dei Ds, Massimo D'Alema. «Siamo di fronte a episodi preoccupanti di intimidazione tesi a limitare l'esercizio della libertà dell'informazione, che già è così limitata». Dietro tutto il partito: «Siamo sull'orlo del regime». Castagnetti e Bordon (Margherita), invitano il presidente della Commissione di Vigilanza, Petruccioli, a impedire «comportamenti del vertice Rai in aperto contrasto con il rispetto della libertà di informazione». Rosy Bindi avverte la Annunziata: «È il momento di far vedere cosa significa essere un presidente di garanzia». «Se non c'è stata malafede in quel famoso servizio, questa verifica è un'ulteriore garanzia per la libertà nell'informazione», dice Butti (An).

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