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NONOSTANTE L'ASSOLUZIONE DI ANDREOTTI

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I magistrati palermitani insistono sulla colpevolezza

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È quanto osserva il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi, che quindi attacca: «Sono affermazioni di una gravità senza precedenti, che provano una volta di più il deragliamento di una parte della magistratura inquirente dai binari del diritto e del buon senso». Nella scia di Lo Forte e Scarpinato è anche il Procuratore di Palermo, Grasso. «Credo che, in attesa di conoscere le motivazioni della Corte d'appello, l'unico dato di fatto è che neppure il secondo processo abbia offerto ai giudici la possibilità di emettere una sentenza di assoluzione piena nei confronti di Andreotti», ha detto il Capo della Procura palermitana. «Se i giudici avessero avuto la consapevolezza dell'insussistenza delle prove - ha aggiunto Grasso - avrebbero dovuto assolvere e non prescrivere. Ma la prescrizione significa che la magistratura è arrivata fuori tempo massimo: e allora tutto viene consegnato al giudizio della storia». «Ho sempre sottolineato quanto sia dannoso caricare di eccessivo significato politico i processi solo perchè vedono protagonisti rappresentanti delle istituzioni o del mondo della politica», ha continuato il procuratore Grasso. «Anni di dibattimenti - ha sottolineato il procuratore di Palermo - hanno dimostrato come l'azione della magistratura sia stata rivolta alla verifica di singole azioni di soggetti finiti sotto processo per precise condotte e non per una appartenenza politica. Purtroppo, sarà forse per la sovraesposizione mediatica, ogni volta si è finito per polemizzare sulla base di una difesa poco disinteressata a interessi di parte. L'imputato è semplicemente un uomo sospettato di aver commesso determinati reati. È sbagliato ritenere che, insieme con l'uomo politico, si intenda mettere sotto accusa l'intero sistema di cui ha fatto parte o che ha addirittura governato». «Non mi ritrovo nell'immagine offerta dal presidente Berlusconi quando ha parlato di magistrati golpisti e di criminalità giudiziaria - ha concluso Grasso - onestamente ritengo non renda merito a nessuno ridurre il dibattito sulla giustizia a uno scontro per bande: da un lato la politica, dall'altro la criminalità giudiziaria. Avverto, semmai, la necessità di fare quadrato per rendere ai cittadini un servizio più civile, innanzitutto una giustizia celere, come previsto dall'articolo 111 della costituzione».

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