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La sinistra inciampa sugli incidenti di Milano

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Pezzotta: «Non ci faremo intimidire». Violante condanna, Aprile tace, i no global difendono i fischi

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Ma l'estrema sinistra non ci sta e torna alla carica. Passato il 25 aprile, restano le polemiche. Per i fischi al segretario della Cisl, per le bandiere d'Israele e degli Usa bruciate nelle strade, per un'auto della polizia municipale di Milano data alle fiamme, per le polemiche tra Fi e Ds. Il presidente della Repubblica ha condannato la contestazione al leader sindacale durante la manifestazione nazionale di Milano per la celebrazione della Liberazione. Il Capo dello Stato definisce «riprovevole» l'episodio ed anche contrario ai principi di dialogo e di libertà propri della ricorrenza del 25 aprile. Il presidente della Camera ha scritto a Pezzotta. «Il 25 aprile - si legge nella lettera di Casini - è una data di libertà. Chi ieri si è comportato nei tuoi confronti in questo modo vile dimostra di non averne capito la lezione. È giusto che le istituzioni operino unitariamente per isolare e condannare questi facinorosi». Messaggi dello stesso tono arrivano anche da esponenti del governo, come i ministri del Lavoro, Roberto Maroni, e delle Politiche Agricole, Gianni Alemanno e come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Sostegno anche dal leader dell'Udc Marco Follini. Durissimi Roberto Calderoli (Lega): «Sono stati i nazisti rossi che vanno raddrizzati». E Pezzotta? Replica secco: «Non ci faremo intimidire da quattro fischi, continueremo a stare nelle piazze a difendere le nostre idee. Occorre l'unità di tutti per far fallire il referendum sull'art. 18. Chi ha fischiato, non ha onorato in maniera degna il 25 aprile, visto che in quella data è stato conquistato per tutti il diritto di parlare». Da sinistra, la solidarietà arriva soltanto dal capogruppo Ds alla Camera Luciano Violante (dopo la Cgil che si era espressa venerdì). Mentre restano strascichi tra il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi e il deputato della Quercia Giuseppe Giulietti. Quest'ultimo, il grande accusato di aver innescato la polemica sull'assenza di Berlusconi, si spiega: «Se è lecito per il presidente del Consiglio chiedere alla sinistra italiana con nettezza le distanze dal governo cubano, lo è altrettanto chiedere ad un governo, dove siedono gli ex fascisti, di non avere mai ambiguità alcuna su un tema così delicato come la lotta di liberazione contro il nazifascismo». Ma a rinfocolare il clima ci pensano i Disobbedienti, l'ala estrema della sinistra: «Le più alte cariche dello stato, Ciampi e Casini, si sono scomodate per difendere il segretario della Cisl Pezzotta e condannare i fischi di Milano. Indegne sono le loro parole e non i fischi» dichiara il leader dei No global di Napoli Francesco Caruso. «Se anche il semplice fischiare viene etichettato come un atto violento e facinoroso - aggiunge Caruso - allora si mette in discussione non solo la libertà di dissentire, ma anche i principi fondamentali della democrazia».

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