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Luce e sigarette fanno impennare l'inflazione

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Un ritorno ai livelli dello scorso novembre. Al contrario di Milano, Napoli e Firenze le città più care

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Ad aprile dalle città campione arriva un'altra doccia fredda: su base tendenziale il costo della vita è cresciuto del 2,8% (2,7% a marzo, già in aumento rispetto al dato di febbraio), mentre su base congiunturale (mese su mese) l'aumento è stato dello 0,3%. In sostanza l'inflazione si è riportata al livello di gennaio e prima ancora a novembre e dicembre 2002. Il risultato definitivo si avrà solo il 16 maggio, con il dato ufficiale dell'Istat. Se il dato sarà confermato, l'inflazione tornerà ai livelli di inizio d'anno. Tra le 12 città campione, in ben nove si è registrato un aumento dello 0,4%: Napoli, Firenze, Palermo, Bari, Venezia, Genova, Torino, Perugia e Trieste. L'incremento più basso (+0,2%) si è invece registrato a Milano, mentre Bologna e Ancona segnalano un +0,3%. Confcommercio commenta la risalita al 2,8% dicendo che il "vero tallone d'Achille" del caro prezzi è l'aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi. «L'aumento del tasso di inflazione verificatosi nel mese di aprile - scrive infatti l'organizzazione di Piazza Belli in una nota - anche se atteso, non può essere considerato un indice preoccupante soprattutto perché appare come un'ulteriore conferma della particolare fragilità che caratterizza, in Italia, il sistema dei prezzi». Secondo Confcommercio «più dell'aumento dei tabacchi e degli affitti, fenomeni che possono essere considerati solo di carattere congiunturale, preoccupa assai di più, ed è questo il vero tallone d'Achille del nostro sistema, la perdurante incidenza che continua ad avere il sempre più schizzofrenico andamento dei prezzi dei prodotti petroliferi». «È opportuno che il Governo intervenga per tutelare i salari ed evitare una ulteriore penalizzazione dei contratti in scadenza», è la richiesta del segretario dell'Ugl Paolo Segarelli. Preoccupato anche il segretario della Uil Angeletti: «Quando abbiamo contestato la fissazione del tasso di inflazione all'1,4% - ha detto - abbiamo avuto ragione. Per noi quel dato non poteva essere preso a riferimento. Il 2% che abbiamo chiesto per il 2003 è perfettamente compatibile con la situazione economica, con l'accordo di luglio e con l'obiettivo della discesa dell'inflazione». Il blocco delle tariffe è invece la richiesta che, sempre al governo, fa l'altra associazione dei commercianti, la Confesercenti: «Vanno in fumo - sostiene Marco Venturi - con l'aumento dei tabacchi e del gas gli obiettivi del Governo di ridurre l'inflazione, che anzi torna ai livelli dello scorso gennaio a causa anche degli aumenti delle tariffe elettriche, dei servizi di trasporto e dei prodotti ortofrutticoli». Per i consumatori si tratta di un «segnale molto preoccupante che conferma le denunce dei consumatori sull'aumento dei prezzi e delle tariffe lanciate pochi giorni fa».

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