
Prodi, slitta il ritorno sulla scena italiana Si parla di una proroga del mandato europeo per il professore bolognese sino alle elezioni del 2006

Tornerà? E se sì, quando? Di certo lui, il presidente della Commissione Europea, segue con attenzione quanto accade in Italia ma non sembra metterci troppo le mani. Sa, per averlo provato, che la politica italiana è come i fili ad alta tensione: il rischio è di bruciarsi le mani. L'unica data certa sulla sua agenda è il primo novembre 2004: quel giorno scadrà il mandato di presidente della Commissione Ue. È da escludere quindi che il professore bolognese si candidi alle elezioni europee che si terranno a giugno dell'anno prossimo anche perché proprio Prodi ha detto che non si dimetterà prima della fine del mandato. E dopo? Che cosa farà? «Troppo presto per dirlo» replicano da Bruxelles. E il ticket per le politiche 2006 con Bassolino? «È l'ultima che abbiamo sentito» dicono dalla sede dell'Ue. Intanto, fioccano le ipotesi. Proprio a Bruxelles sta prendendo sempre maggiore quota l'ipotesi che a Prodi venga affidato un incarico pro-tempore, una sorta di proroga dell'attuale, una commissione-ponte per le riforme. I lavori della Convenzione europea termineranno a fine giugno, poi una commissione intergovernativa dovrà procedere alla realizzazione dei progetti designati dalla commissione presieduta da Giscard d'Estaing. Alla fine il tutto coinciderà con le nuove elezioni europee e con la concretizzazione delle procedure di allargamento che prevederanno l'ingresso dei dieci nuovi Paesi. Una fase molto complessa, un vero ingorgo istituzionale, nel quale potrebbero trovarsi i partners. Diciamo una situazione di sostanziale paralisi. Senza un accordo di un sostituto e soprattutto con le riforme da realizzare, i partners Ue potrebbero decidere di lasciare Prodi dov'è per almeno un anno e mezzo, sino al 2006, il tempo necessario per terminare almeno la fase delle ratifiche ai trattati di adesione (in alcuni casi sono necessari anche i referendum confermativi). Così il leader in pectore del centrosinistra potrebbe tornare in tempo per le elezioni politiche italiane. Altra ipotesi invece è una commissione-ponte lunga, che resti in piedi tre o quattro anni. In questo caso sarebbe necessaria per completare l'intera fase delle ratifiche, ma si correrebbe il rischio di far saltare la corresponsione temporale tra commissione e parlamento europeo. Proprio per questo è possibile che il periodo delle riforme possa essere affidato a un coordinamento parlamentare alla guida del quale potrebbe aspirare Prodi in quanto è il presidente dell'allargamento. L'ex presidente del Consiglio per ora sta a guardare. Si muove poco e molto dietro le quinte. «Lancia ipotesi, vede le reazioni e sonda il terreno» dicono invece a Strasburgo. Può farlo perché sa che in questa fase a Roma l'Ulivo (o quel che resta) lo reclama. Ragion per cui il prode Romano con il centrosinistra ridotto così male non vuole tornare. «A meno che...» fanno sapere da Bruxelles. E giù le condizioni, al momento insolvibili per i suoi fans italiani. Una su tutte: l'unità della coalizione. Più difficile, ma non impossibile, l'ipotesi di un nuovo mandato europeo al professore bolognese. Bisognerà vedere però con quale sistema. Non è ancora chiaro, infatti, con quale metodo la Convenzione deciderà di scegliere il futuro presidente. Designazione dei governi come oggi? O indicazione da parte delle grandi famiglie politiche (socialisti, popolari etc). «Ma qui stiamo parlando di chi vincerà lo scudetto fra sei campionati...» fanno sapere dalla Commissione.
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