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Elezione diretta del presidente

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Così il ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia, nel giorno in cui la Camera è iniziato l'esame del suo disegno di legge di attuazione della riforma federalista del 2001, ha sintetizzato l'importanza della riforma del titolo V della Costituzione approvata dall'esecutivo. La Loggia ha parlato ieri, intervenendo a Roma al convegno, organizzato dall'Unioncamere, su "La repubblica delle autonomie: sussidiarietà e autonomie funzionali nella Costituzione". All'incontro hanno partecipato, fra gli altri, il Presidente dell'Unioncamere Carlo Sangalli, il presidente della Associazione Globus e Locus Piero Bassetti e il rettore della Luiss Adriano De Maio. A concludere il convegno è stato il Presidente della Camera Casini. «Nel disegno di legge - ha detto ancora La Loggia - vi sono tre pilastri essenziali: il rafforzamento dell'unità del Paese, la riesumazione del concetto, per lungo tempo trascurato, di interesse nazionale, e la completa separazione delle competenze legislative fra lo Stato e le regioni». Secondo il ministro «l'iter del percorso riformatore sarà lungo, ma dovrà essere completato nel corso di questa legislatura». La Loggia ha anche sottolineato come «il riassetto dei poteri ha bisogno di essere completato con l'elezione diretta del capo dell'esecutivo. Resterà da valutare - ha concluso - se si tratterà del primo ministro, come avviene in Gran Bretagna, o del Presidente della Repubblica, come accade in Francia». Il Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, dopo aver osservato che la riforma del titolo V della Costituzione è «l'occasione per sancire il ruolo delle autonomie funzionali a livello costituzionale», ha compiuto una breve riflessione generale sul federalismo. "Tutti oggi crediamo nel federalismo. Ormai è quasi impossibile trovare, nel nostro Paese, chi non creda in esso, sia pure con sfumature assai diverse. Ma va ribadito con forza che il federalismo non deve più dividere. Anzi: deve costituire un denominatore comune delle forze politiche e un patrimonio di tutti i cittadini. Se non è così il rischio è quello della dispersione e della confusione dei ruoli».

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