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Foibe: l'Italia non ha titoli per processare gli aguzzini titini

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Lo ha stabilito la Corte di assise di appello di Roma, che ha dichiarato di non potersi procedere nei confronti dell'imputato per difetto di giurisdizione. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 30 giorni, ma la decisione della corte, presieduta da Antonio Cappiello, si rifà ad un precedente giudizio del gip Alberto Macchia, che il 13 novembre 1997 aveva dichiarato il difetto di giurisdizione ritenendo decaduta la competenza della giustizia italiana, in quanto l'omicidio è avvenuto in un territorio già passato sotto il controllo jugoslavo. In primo grado Piskulic, per il quale il sostituto procuratore generale Giovanni Malerba aveva sollecitato la condanna all'ergastolo, era stato amnistiato in virtù di una norma del 1959 sui reati politici. L'avvocato Augusto Sinagra, difensore di parte civile al processo contro Oskar Piskulic, ha annunciato che sicuramente proporrà ricorso alla Corte di Cassazione «e certamente non potrà non essere accolto». Immediate le reazioni. Per Roberto Menia (An), che ha presentato la proposta di legge per la concessione di una medaglia ai congiunti degli infoibati, la sentenza della Corte di assise d'appello che «afferma il difetto di giurisdizione nei confronti dell'ex capo della polizia segreta di Tito a Fiume, ad opera della quale scomparvero massacrati e infoibati centinaia di italiani, grida vendetta al cielo». Secondo Menia, «appare sconcertante affermare che i fatti non sarebbero avvenuti in territorio italiano, posto che Fiume continuò giuridicamente a far parte dell'Italia fino al Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 e gli omicidi furono comunque commessi a danno di cittadini italiani». «Appare veramente vergognoso che, mentre lo Stato continua a pagare pensioni ai partigiani titini che si resero colpevoli degli eccidi delle foibe, la Corte d'appello di Roma stabilisca che all'Italia non spetti la titolarità a dover decidere le sorti del presunto capo della polizia politica jugoslava, Piskulic» è stato il giudizio di Giorgia Meloni, coordinatrice nazionale di Azione Giovani, movimento giovanile di Alleanza nazionale.

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