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Fini scende in campo, Roma capitale non si tocca Critiche a Bossi. Buttiglione: «Ogni tanto qualcuno dà di matto». La Santa Sede: «Offensivo per gli italiani»

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E il vicepremier non ammette sconti né ambiguità su questo argomento: «Riconoscere a Roma, in quanto Capitale, una potestà ordinamentale superiore rispetto alle altre città è un riconoscimento che deve esserle garantito». Il suo è un paletto sulla strada della devolution, una forte precisazione sul ruolo che la Costituzione riformata deve comunque assicurare alla capitale della nuova Italia federale. E si rivolge al ministro per le Riforme Umberto Bossi, che sul riconoscimento di questo ruolo pigia invece il piede sul freno: «Che questo non venga compreso, fa parte dell'ordinario ma non ci deve impedire di continuare nelle riflessioni e nel progetto riformista». Pur non citando mai Bossi direttamente, Fini lo chiama implicitamente in causa, precisando di riferirsi «a chi non comprende che il problema della capitale d'Italia non è ovviamente quello delle risorse, ma quello di un riconoscimento che deve essere garantito a Roma in quanto Capitale». Messo a punto il ddl del governo di riforma del titolo V della Costituzione, ieri sono state chiarite le nuove competenze che si prevedono per lo Stato e per le Regioni. Secondo quanto stabilisce il provvedimento governativo, sono affidati alla competenza dello STATO: produzione, trasporto, scorte strategiche e distribuzione nazionale dell'energia, le grandi reti di trasporto e di navigazione, l'ordinamento della comunicazione. Alle REGIONI spettano, anzitutto, le materie oggetto del disegno di legge costituzionale sulla Devoluzione (sanità, istruzione e polizia locale). È confermata, infine, l'appartenenza alle Regioni di ogni altra materia non espressamente riservata allo Stato. L' articolo 4 del ddl, infine, è dedicato a Roma capitale: «Roma è la capitale della Repubblica e dispone di forme e condizioni particolari di autonomia anche normativa, nelle materie di competenza regionale - dice la norma - nei limiti e con le modalità stabiliti dallo statuto della Regione Lazio, sentiti il Comune e la Provincia di Roma». Quindi non si scappa. Intanto non si placano le critiche nei confronti della presa di posizione del ministro Bossi. Il ministro Buttiglione se la cava con una battuta riferendosi al clima nella Cdl: «Nella maggioranza i rapporti sono eccellenti. C'è qualcuno che ogni tanto dà di matto, però poi si calma. Bisogna avere pazienza». Il presidente della Regione Lazio Storace non ha mancato di lanciare un ulteriore strale in direzione del leader del Carroccio: «Il governo deve pretendere che Bossi non si permetta di dire le scempiaggini che ha detto nei nostri confronti». Il sindaco Veltroni, invece ha preso carta e penna e ha scritto a Berlusconi: «Roma è orgogliosa del suo ruolo di capitale e desiderio della città è soltanto quello di poterlo svolgere al meglio, così che l'Italia possa essere a sua volta orgogliosa della sua capitale». Veltroni, chiedendo a Berlusconi un incontro, parla di una più ampia questione di Roma Capitale e in risposta a Fini sottolinea: «È anche un problema di risorse. Se veramente venissero tagliati a Roma i 45 milioni di euro di cui si parla - ha aggiunto Veltroni - gli effetti sulle grandi opere infrastrutturali della città sarebbero veramente pesanti». L'ultimo attacco arriva dall'Osservatore Romano, che riferisce le «nuove e giustificate» polemiche suscitate nell'opposizione e nella maggioranza dall'ultima sortita del senatur. Uno slogan il suo «offensivo, oltre che provocatorio - stigmatizza l'Osservatore - perchè fatto da un ministro della Repubblica, da un membro del Parlamento e, fino a prova contraria, da un cittadino italiano». Giu.Cer.

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