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Con gli Usa contro Saddam, ma non in guerra

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Le basi italiane non serviranno a missioni d'attacco. Nessun nostro militare in azione

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Agli alleati, il supporto delle basi italiane purché da esse non partano missioni d'attacco. Inoltre, facoltà di sorvolo del territorio nazionale. Così ieri Berlusconi, prima alla Camera e poi al Senato, ha illustrato il contributo dell'Italia all'azione anglo-americana nella crisi irachena. Entrambi i rami del Parlamento hanno approvato la relazione del premier a maggioranza, mentre l'opposizione (Ulivo e Rifondazione insieme) ha votato una mozione propria. Berlusconi, sottolineato che il governo si è sempre mosso e si muove di concerto col Capo dello Stato e nel rispetto della Costituzione, e confermato che la «partecipazione attiva» dell'Italia al conflitto contro l'Iraq è «esclusa ed è da escludere anche per il futuro», ha ribadito che l'intervento militare è legittimo e che le precedenti risoluzioni dell'Onu sul disarmo forzoso di Baghdad hanno validità giuridica in mancanza di una nuova risoluzione: la risoluzione 1441 è in vigore e prevede gravi conseguenze in caso di mancato disarmo. Ricordato che Saddam Hussein «non è l'unico autocrate a possedere armi di distruzione di massa», ma è «l'unico ad aver usato quelle armi» contro il suo stesso popolo, Berlusconi ha contestato le ragioni dell'opposizione che, in definitiva, puntano a « mettere in discussione l'Alleanza Atlantica». «Voi — ha rinfacciato alle sinistre — volete mettere in discussione il vincolo atlantico, dovete ammetterlo». Il premier ha affrontato anche il problema dell'atteggiamento dell'Europa, auspicando una ritrovata concordia dell'Unione sulla questione irachena a partire da oggi, quando si aprirà il Consiglio europeo a Bruxelles. Sull'uso delle basi italiane, ha ribadito che dagli aerei che le utilizzano non partirà nessun attacco militare contro l'Iraq. «Non siamo una nazione belligerante», ha detto, e ha chiarito: «L'Italia non parteciperà direttamente a operazioni militari, non invierà in Iraq né uomini, né mezzi, come ho detto fin dall'inizio agli amici americani». Una farsa tragica, ha aggiunto, sarebbe «se l'Italia adottasse scelte contrarie all'interesse internazionale e a quello dell'Europa e contro quei valori intangibili che ci uniscono agli alleati al di là della Manica e oltreoceano». Ancora, ha sottolineato che il governo italiano si sta muovendo con «prudenza», con spirito di sincera attenzione verso l'opinione pubblica e «sensibile al richiamo spirituale del Santo Padre». L'opposizione non ha risparmiato, oltre alle grida in aula, le critiche politiche. Il leader della Margherita Rutelli ha detto che Berlusconi «consegna sulla scena internazionale un'Italia declassata, priva di credibilità e di spina dorsale. È vero che oggi è il tempo delle scelte. Ma noi abbiano detto da tempo sì all'Onu e no alla dittatura di Saddam. Ma oggi si vota un'altra cosa: sì o no alla guerra. E voi dite sì, noi diciamo no». Il leader dei Ds Fassino ha sostenuto che di fatto il governo «condivide l'avventura di Bush che è fuori dalla legittimità dell'Onu e fuori dalla legittimità internazionale». Fausto Bertinotti ha detto che la guerra contro l'Iraq è «illegittima» e «ingiustificata», frutto di una «scelta distruttiva» adottata dal governo Berlusconi, supino agli interessi geopolitici dell'occidente e dell'imperialismo statunitense. «Nulla, neanche i crimini — ha detto — giustificano la guerra».

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