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Il ddl sul riassetto televisivo è approdato alla Camera. Relatore Paolo Romani (Fi) Sulla Tv pubblica il confronto è aperto

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Ma all'una di notte, dico io, i bambini dovrebbero stare a letto». A raccontare l'episodio è il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, nel suo intervento in aula alla Camera sul ddl per il riassetto radio-tv. «Insomma - aggiunge Gasparri - non si può dare la colpa di tutto alla televisione. I figli a una cert'ora della notte dovrebbero andare a dormire. Forse sarebbe il caso di pensare anche ad un codice di autoregolamentazione per i genitori...». Battute a parte, il ministro ha tenuto a sottolineare nel suo intervento che il provvedimento sul riassetto radiotelevisivo non è un testo blindato e ribadisce nella replica alla discussione sul progetto di legge che porta il suo nome, che c'è spazio per modifiche parlamentari. Gasparri ha sottolineato più volte che il testo non prevede nomine Rai da parte del governo: «Non e vero. Le nomine le farà il Parlamento». E se non vanno bene i presidenti di Camera e Senato si discuta di altra ipotesi. Per il relatore Paolo Romani di Fi, la legge Gasparri sul riassetto radiotelevisivo contiene «i medesimi principi, senza alcuna omissione» indicati dal Capo dello Stato nel messaggi alle Camere. Romani, presidente della commissione Trasporti di Montecitorio, ha aperto la sua relazione in aula sottolineando che si tratta di un obiettivo «ambizioso, mancato da molte delle legislature precedenti». Romani è voluto partire proprio dal messaggio di Ciampi «per illustrare la strada imboccata con decisione e serietà dal governo e maggioranza per dare seguito alle sollecitazioni del capo dello Stato». «Emanazione di una legge di sistema - ha proseguito Romani - ruolo centrale del servizio pubblico, disciplina a tutela dei minori, coordinamento con la riforma del titolo V della Costituzione, incremento del tasso di pluralismo e imparzialità dell'informazione anche in un quadro di bilanciamento dei rapporti tra maggioranza e opposizione, estensione della vigilanza del Parlamento all'insieme del sistema della comunicazione, nuova normativa sull'evoluzione tecnologica, attuazione delle direttive comunitarie». Romani ha sottolineato la «portata istituzionale» del provvedimento che, ha osservato, «troppo spesso è stato ridotto, per motivi di contrapposizione politica, a strumento di polemica».

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