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Ulivo, per fare l'assemblea servirà un vertice dei leader

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Su questo, almeno, ieri sera sembravano tutti d'accordo nell'Ulivo. Sul resto, le truppe procedono in ordine sparso, con una linea Maginot eretta da Ds e Margherita: a questo punto l'assemblea si deve fare comunque, magari va ridiscussa nelle sue forme e modalità, ma non potrà ridursi ad una convention elettorale. Ma su questo punto la frattura con la sinistra è netta: Cofferati, Verdi, Pdci e movimenti non ci stanno. Il discrimine - fanno sapere ambienti vicini all'ex leader Cgil - sono le assemblee provinciali che vanno sconvocate. Si può fare tutto, un'assemblea, una manifestazione politica o quant'altro, ma il percorso deciso non va bene. E se restasse tutto così com'è ora, il cinese non andrebbe. Chiarissimo il diktat del leader dei Verdi, Pecoraro Scanio: «Non vogliamo fare un comitato centrale, nè sclerotizzare l'Ulivo, quindi il 13 non si deve votare niente, nè il coordinatore, nè il comitato centrale, nè l'ufficio programma, che deve essere una struttura aperta come la intende Cofferati». Su come procedere ora fioccano le proposte: c'è chi ipotizza di eleggere il 13 aprile solo una direzione politica e non l'ufficio di programma che andrebbe nominato successivamente coinvolgendo i movimenti. Il correntone vorrebbe dividere l'appuntamento in due tranches, una prima delle elezioni senza votare, l'altra dopo. La Margherita ha avviato «un'offensiva diplomatica» per discutere con tutti i dissenzienti e trovare una linea comune. Martedì dovrebbe esserci un incontro di esponenti dell'Ulivo con i movimenti e i girotondi.

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