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Pensioni, agli europei servono 456 miliardi all'anno

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I principali istituti assicurativi e finanziari dei Quindici lanciano l'allarme: «È un appello a un'azione urgente»

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Per conservare l'attuale valore delle pensioni, senza far salire il costo di quelle statali, infatti, i lavoratori europei dovrebbero risparmiare ulteriori 456 miliardi di euro all'anno: circa il 5% del prodotto interno lordo (Pil) europeo nel 2002, per i prossimi 40 anni. Lo sostiene l'European Financial Services Round Table, l'associazione che rappresenta i principali istituti finanziari e assicurativi d'Europa, tra cui Deutsche Bank, ABN Amro, Barclays e Axa. Secondo quanto ha riportato ieri il «Financial Times», l'associazione ha scritto ai leader europei, sollecitandoli ad accelerare la creazione del mercato unico per i servizi finanziari, per aiutare a risolvere la crisi delle pensioni. «Questo è un appello ad un'azione urgente - ha detto Peher Gyllenhammar, presidente della Round Table e del gigante assicurativo britannico Aviva -. Se i governi europei vogliono deliberatemente erodere la sussistenza di oltre 377 milioni di persone perché non osano toccare la bomba delle pensioni, questo non è un comportamento responsabile». I dati dei governi dell'Unione europea indicano che, se le politiche rimanessero invariate, il costo delle pensioni statali nella Ue salirebbe dal 10,4% del Pil nel 2000 al 13,6% entro il 2040. Gyllenhammar ha indicato tre misure essenziali per incoraggiare i risparmi privati: rendere trasferibili le pensioni personali all'interno dell'Ue, aprire i mercati nazionali alla concorrenza e consentire maggiori economie di scala. Il settore della gestione di fondi in Europa potrebbe risparmiare 10 miliardi di euro all'anno in amministrazione, secondo i calcoli dell'associazione, se il fondo medio europeo fosse grande come quello medio americano. La Round Table ha inoltre sollecitato l'Europa a concordare il completamento del mercato unico per i servizi finanziari entro giugno del prossimo anno. Per quanto riguarda la situazione italiana, il governo, che ha in cantiere la revisione del sistema previdenziale tramite delega, è in attesa del documento unitario che i sindacati confederali stabnno elaborando e che si prevede possa essere definito giovedì. Il ministro Maroni in merito ha dichiarato: «I sindacati annunciano un documento unitario sulla legge delega sulle pensioni? Se ci sarà, il governo lo valuterà. C'è tutto il tempo, eventualmente, per farlo, dal momento che l'iter parlamentare della legge delega inizierà la prossima settimana in commissione al Senato». Lo ha detto, conversando con i giornalisti a Montecitorio, il ministro del Lavoro, Roberto Maroni. «Il governo - ha aggiunto Maroni - valuta tutte le proposte emendative, ma non necessariamente migliorative, alla legge delega sulle pensioni. Valuterò tutti i documenti che in questo senso arriveranno sul mio tavolo, in primo luogo quelli che il sindacato vorrà presentare». Intanto, Giovanni Didonè (Lega Nord) ha commentato la proposta di legge firmata dal vicepresidente della Camera, Publio Fiori, all'esame della commissione Lavoro della Camera. A suo avviso, il principio ispiratore della legge «che vuole legare le pensioni alle retribuzioni, quindi ai rinnovi contrattuali, è certamente condivisibile da un punto di vista formale», ma è «irrealizzabile». «Riteniamo fondate le perplessità che il governo ha espresso per quanto riguarda la copertura finanziaria - ha spiegato Didonè in una nota -. Le misure contenute nella proposta, tra cui l'utilizzo dei fondi Gescal, non sono sicuramente sufficienti per garantire la copertura economica della legge, che diventa, quindi, irrealizzabile». È «più che doveroso, in ogni caso, ricordare quanto ha fatto il governo, grazie all'impegno del ministro Maroni - ha concluso Didonè - per risolvere molte difficoltà dei pensionati. Mi riferisco, in particolare, all'aumento a 516 euro delle pensioni minime».

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