Referendum giustizia, Cerno travolge le toghe politicizzate: che figura fanno davanti agli italiani
Le aree più politicizzate della magistratura affilano le armi in vista del referendum costituzionale sulla riforma della giustizia, varata dal Parlamento in via definitiva. "Nel dibattito sulla Costituzione siamo a dire che c'è la Costituzione formale e quella sostanziale, ormai per quanto riguarda i magistrati c'è solo quella formale, nel senso che non c'è una parola che venga rispettata da quel gruppo, non esteso numericamente ma molto potente, di magistrati schierati che non soltanto come Degni sono indegni, nel senso che fanno il contrario di quello che la Costituzione chiede loro di fare, ma se ne vantano pure", osserva il direttore de Il Tempo Tommaso Cerno ospite dell'edizione delle 19 del Tg4, venerdì 31 ottobre. Il riferimento è a Marcello Degni, magistrato della Corte dei conti,la stessa che sta provando a bloccare il Ponte sullo Stretto di Messina.
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Riforma della giustizia, finalmente la parola agli italiani. Cerno: oggi i "pieni poteri" sono quelli delle toghe
"Abbiamo addirittura letto che 'ci sentiamo in una corrente del Pd', frase pronunciata da magistrati liberi perché ormai nei dibattiti che fanno all'interno del sindacato della magistratura non si sente più parlare di giustizia, di processo, di procedura penale, di ruolo della magistratura ma solo di posizionamento politico.", continua Cerno. Insomma, i vertici delle rappresentanze delle toghe "affermano pubblicamente che è giusto prendere le parti di un partito. Stiamo per vedere in maniera esplicita le correnti della magistratura prendere in mano la campagna referendaria. Qual è il problema? - si chiede Cerno - Che dall'altra parte ci sono gli italiani, che in tribunale ci vanno anche loro. Guardate Garlasco... Il più delle volte finiscono in un ginepraio che dura anni, che costa per loro e le loro aziende un sacco di soldi". Ebbene, "che figura ci fa una magistratura così davanti alla domanda: volete cambiare qualcosa?", conclude il direttore.
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