"No ai dipendenti comunisti": parla lo chef finito nella bufera. Quelli di destra "volenterosi"
Paolo Cappuccio, chef stellato con 35 anni di esperienza nella ristorazione di lusso, è finito nella bufera per aver scritto sui social di non volere dipendenti “comunisti/fanca**isti, con problemi di alcol, droghe e di orientamento sessuale”. Il post, inutile dirlo, ha sollevato un gran polverone ed è stato fatto rimbalzare da un sito all'altro. Il cuoco, a quel punto, ha deciso di oscurarlo. Ora, con le acque mediatiche un po' meno mosse, ha voluto spiegare le ragioni di quell'intervento. La premessa è importante. "Da decenni gestisco diverse brigate in giro per l'Italia e da dopo il Covid abbiamo perso il controllo dei dipendenti", ha raccontato a Il Giornale, specificando che in maniera sempre più ricorrente si è trovato a dover fare i conti con lavoratori che pensano di avere "pochi doveri e tantissimi diritti" e che con i loro atteggiamenti rischiano di far saltare l'organizzazione dei servizi da offrire ai clienti.
"Demonizza il ricco e non parla del popolo": così Facchinetti inchioda la sinistra
"Provi ad immaginare se in un albergo di lusso dove hai cinque cuochi, una mattina non si presenta nessuno a fare le colazioni perché non si vogliono svegliare all'alba", ha detto a mo' di provocazione, riportando anche che, in caso di rimprovero, i dipendenti "se ne vanno negli alloggi e si mettono in malattia". Una tendenza, questa, difficile da invertire. Ma che c'entrano i comunisti? "Nella mia esperienza trentacinquennale di ristorazione in hotellerie in giro per il mondo, il dipendente comunista è quello che arriva e immediatamente si lamenta perché si mangia male in mensa. Dice di non avere sufficienti diritti, non vuole lavorare il festivo, e chiede quando gli arriva la tredicesima ancora prima di iniziare a lavorare", ha spiegato Cappuccio. Meglio, secondo lui, i lavoratori con "la mentalità di destra". Il motivo? "Più rigorosi, volenterosi, propositivi. Iniziano come camerieri con l'obiettivo di diventare titolari. È chiaro che la mia è una generalizzazione esasperata ma la differenza è abissale", ha risposto.
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto