
Ucraina, attacco alla “reputazione”: il piano Musk anti-Zelensky

Sfruttando l’imparagonabile capacità di catturare l’audience dei suoi 219 milioni di follower e di condizionare, polarizzandole, le conversazioni online, Elon Musk ha picconato a più riprese con una gragnuola impressionante di post la reputazione di Volodymyr Zelensky, lo stesso al quale sin dai primissimi giorni dell’invasione russa aveva messo a disposizione la rete satellitare Starlink. Ma, in questi tre anni molta acqua è passata sotto i ponti e, in modo particolare, è cambiato l’inquilino alla Casa Bianca. Joe Biden ha lasciato il posto al ritorno di Donald Trump. Così, solo negli ultimi tre giorni, dal 28 febbraio al 2 marzo, l’account X del tycoon di Tesla ha pubblicato la bellezza di 355 post, una media di ben 118 contenuti al giorno, 5 ogni singola ora, e di questi oltre il settanta percento sono stati dedicati direttamente al confronto – scontro che si è consumato nello Studio Ovale tra il presidente ucraino da un lato e Donald Trump e J.D. Vance dall’altro. Altrettanto Musk ha continuato ripostare un gran numero contenuti, ovviamente tutti a favore del presidente e del vicepresidente statunitensi, che sono stati pubblicati sulla piattaforma da una molteplicità di utenti.
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La valanga di post ha prodotto quasi 16 milioni di interazioni, di cui oltre ai like e alle condivisioni ci sono 822 mila commenti. Un martellamento senza soluzione di continuità per alimentare sia la recentissima narrazione dell’ingratitudine ucraina verso la generosità americana e sia che X rimane l’unico social network dove gli utenti possono finalmente affrancarsi dalla disinformazione diffusa dai media tradizionali e pubblicare liberamente le loro opinioni, anche quelle più radicali. Il martellamento al quale è stato sottoposto Zelensky ricalca la stessa strategia di attacco che è stata utilizzata nei mesi scorsi dallo stesso Elon Musk contro il premier britannico Keir Starmer, accusato a più riprese con una serie di post di non aver fatto abbastanza quando era procuratore contro una serie di gang organizzate di stupratori pedofili, spesso di origini straniere. Tutte accuse infondate che però hanno raccolto un’audience straordinaria, Nei suoi interventi Musk è arrivato addirittura a difendere pubblicamente Tommy Robinson, il leader razzista dell’estrema destra britannica, e ad attaccare i giudici che lo avevano condannato alla reclusione al punto che perfino Nigel Farage, il leader dei Brexiteer ha deciso di prenderne le distanze, nonostante una cospicua donazione che Musk stava meditando di fare proprio a favore del suo partito, il Reform UK.
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Lo schema, al momento, quindi sembra ripetersi, ma nel mirino più che Starmer è finito questa volta Zelensky, la cui delegittimazione agli occhi dell’opinione pubblica digitale, non è utile neanche agli stessi Stati Uniti. Il ruolo di picconatore social è confermato anche dai risultati dei primi tre post con il maggior numero di interazioni pubblicati dall’account di Elon Musk: in questo triplete troviamo due video dell’incontro alla Casa Bianca, che hanno ottenuto una copertura di 196 milioni di visualizzazioni, e il post del 28 febbraio in cui scrive: «è giunto il momento di scoprire cosa è successo veramente alle centinaia di miliardi di dollari inviati all’Ucraina» visto da oltre 90 milioni di utenti di X.
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