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Barbara Alberti: "Io, di sinistra, contro il correct. Schlein non sa svegliare il popolo"

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Giulia Sorrentino
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Oggi chi è davvero la sinistra? Ne abbiamo parlato con la nota scrittrice italiana Barbara Alberti che per prima rinnega fenomeni come quelli del politicamente corretto tanto cari a un certo Pd.

Barbara, cosa pensa del politicamente corretto?
«È una finzione, è la dimostrazione che siamo spacciati. Non riuscendo a cambiare una società che abbiamo costruito in modo mostruoso, nel massimo egoismo consumista, nel cinismo e nell’ingiustizia, cerchiamo di rimediare con le parole. È un tempo barocco, anzi rococò, e nominalista, con questa stupidaggine di negare la realtà della vita attraverso le parole. La morte non si nomina più. Morte e vecchiata sono state abrogate dal mercato».

Però la sinistra di oggi è molto incentrata su temi come questo...
«Non si occupa solo di questo. È vero però che si sostiene questa finzione. Ma la sinistra non è un blocco compatto, va al di là dei partiti che la rappresentano. Ci sono tanti spiriti liberi che reagiscono a questa specie di sonno che ha colpito molti».

E da questo sonno come ne usciamo?
«Esiste un esercito di persone pensanti, artisti, filosofi, scienziati, uomini di pensiero, persone che lottano per giustizia e libertà, mi permetta la citazione (e la nostalgia). Non avere una coscienza nettamente pacifista rispetto a queste guerre terrificanti è terribile. Ed è orribile a dirsi, ma ci siamo abituati. Alle morti altrui ci si abitua. Ma questo incendio infernale ci lambisce. L’essenziale è minacciato».

 

 

 

Lei è una donna che ha sempre votato sinistra, ma oggi ce l’ha proprio con la sinistra.
«Sì. La sinistra ci ha consegnato nelle mani della destra. Rimando alla scena del film Aprile di Nanni Moretti. Un artista è un genio quando una sua scena diventa storia e parliamo del 1994. Moretti nel film sta guardando D’Alema in televisione e lo supplica: "D’Alema dì qualcosa di sinistra!". D’Alema dalla televisione non lo ascolta e allora Moretti si arrende, è disposto ad accontentarsi, a diminuire la richiesta, e lo supplica: "D’Alema, dì qualcosa di civile!"».

Non si ritrova nella Schlein oggi?
«Elly Schlein è studiosa, intelligente, piena di buona volontà. Ma non mi sembra abbia la capacità di svegliare, per primo, il popolo della sinistra. Il politicamente corretto è un bavaglio all’immaginazione, alla libertà. Secondo loro quindi dovremmo eliminare il 90% della letteratura mondiale, dell’arte? Perché l’arte, nella sua trasfigurazione, è comunque la verità e la vita. E qui si vuole negare la verità. Per esempio, in mia presenza si evita la parola "vecchia", perché la vecchiaia non si ammette».

Le darebbe fastidio se la chiamassero così?
«No. Certo che sono disperata d’essere vecchia, perché si muore, maledizione, ma la parola vecchio non è un insulto.
Siamo esseri finiti. Negarlo non ci renderà eterni, ma patetici e ridicoli».

 



 

Tutto ciò dove ci porterà?
«La cultura della cancellazione è una censura del pensiero. Perché alla fine non immagini più. L’immaginazione è scorretta, l’intelligenza è scorretta, inventa, esplora. Che vuol dire scorretta? Chi l’ha inventato? Una volta si diceva "artistico". Dove va a finire l’arricchimento, la moltiplicazione della vita, quel di più che ci viene attraverso l’immaginazione, l’invenzione?

Cosa dovrebbe fare per lei la sinistra, per tornare a essere quella di un tempo?
«Chi sono io per dare consigli alla sinistra? Io so solo che sto molto male nel mondo in cui vivo, sono molto insoddisfatta della pochezza, dal potere del conformismo volto al linciaggio della rete. Eppure, esistono in ogni arte e nella scienza, scoperte e creazioni meravigliose. Anche nella vita di tutti i giorni, non ci sono solo mostri. Tutto questo dovrebbe essere sinistra: convogliare il desiderio di una vita socialmente giusta gioiosa, libera, creativa, se posso dirlo come direbbe un bambino».

Chi era il suo idolo politico?
«Berlinguer e Pannella. Oggi, il presidente Mattarella».

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