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Che tempo che fa, l'uscita di Giannini: ora l'arresto di Falcinelli è colpa di Trump...

Gabriele Imperiale
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Il violento arresto di Matteo Falcinelli sta facendo discutere e quello che è accaduto allo studente italiano a Miami sta alimentando – e parecchio – il dibattito nei talk show. Le percosse ricevute dal giovane e le modalità in cui è stato trattenuto dalla polizia americana nella notte del 24 e 25 febbraio scorso sono diventate l’argomento all’ordine del giorno in TV e sul web. Se ne è parlato anche a Che tempo che fa, nel consueto appuntamento domenicale tra Fabio Fazio e i suoi ospiti. Si è molto discusso su come il giovane sia stato sbattuto a terra, con il volto premuto sull'asfalto e, una volta portato in una cella di transito, incaprettato e sottoposto per 13 minuti all'Hogtie restraint – una pratica a cui viene sottoposto il fermato con una cinghia che gli lega i piedi alle manette dietro la schiena.  Ma durante l’ultima puntata del programma in onda su La Nove, a sorprendere è stata la condanna fatta da Massimo Giannini nei confronti dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il presunto collegamento tra l’arresto e le elezioni di novembre.

 

Interpellato infatti da Fazio sul caso Falcinelli, l’ex direttore de La Stampa e ora editorialista de La Repubblica, ha infatti stupito tutti: “Quanto accaduto a Matteo Falcinelli è un fatto gravissimo. Siamo davanti a prove tecniche di trumpismo”.  Secondo il giornalista sarebbe tutta colpa del tycoon, anche se l’orribile pestaggio Falcinelli è arrivato in piena amministrazione democratica del presidente Joe Biden.

 

Sempre ai microfoni di Fazio, Giannini e gli altri ospiti hanno parlato dei manganelli usati dalla polizia italiana contro i ragazzi e di un clima da "dittatura" che sta per travolgere l'Occidente, dimenticando però come Palazzo Chigi si sia mosso tempestivamente e abbia protestato per il trattamento riservato al nostro connazionale. Il consolato generale d'Italia a Miami, infatti, ha seguito il caso sin dall’inizio e ha sottolineato con le autorità locali l'inaccettabilità dei trattamenti che il giovane ha subito. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha già sollecitato e invitato alla massima attenzione l'ambasciatore Usa in Italia Jack Markell. Nessuna prova tecnica di trumpismo, quindi: The Donald è ancora ben lontano dalla Casa Bianca e la responsabilità dell’arresto e della violenza è da ricercare altrove. Nulla da fare: Giannini dovrà attendere novembre per prendersela con la destra americana e con Trump.

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