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Matteo Falcinelli torturato negli Usa di Biden: altro che Ilaria Salis e Orban

Lo studente italiano in Florida legato e picchiato dalla polizia. La madre: «Come George Floyd. Voleva solo riprendere i cellulari lasciati nel bar»

Emanuele Romano
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È un arresto choc quello dello studente italiano Matteo Falcinelli, fermato a Miami nella notte fra il 24 e 25 febbraio con modalità violente. La famiglia vuole fare chiarezza e parla di torture. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiamato la madre del ragazzo, la signora Vlasta Studenicova, per esprimere solidarietà e la Farnesina ha fatto sapere che il consolato generale d’Italia a Miami sta seguendo il caso «dall’inizio della vicenda». Il video diffuso in esclusiva dal Quotidiano Nazionale ha suscitato lo sdegno di tutta la compagine politica ma con toni decisamente diversi rispetto a quanto accaduto all’immagine di Ilaria Salis portata in tribunale con le manette e una catena legata ai piedi. Eppure la violenza subita dal giovane studente umbro non ha eguali.

L’arresto risale a febbraio mala famiglia ha voluto denunciare l’accaduto solo dopo che il processo è terminato con l’ammissione del ragazzo al PTI (Pre trail intervention), una sorta di programma rieducativo che ha accettato e che farà decadere i 4 capi di imputazione. La polizia di Miami aveva contestato al giovane diversi reati, tra cui resistenza non violenta a pubblico ufficiale ed è stato rilasciato due giorni dopo l’arresto, ma su quanto accaduto la famiglia intende fare chiarezza. «Solleciteremo la procura di Roma visto che può intervenire su fatti del genere che riguardano cittadini all’estero», ha riferito il legale del ragazzo, Francesco Maresca, spiegando che la madre dello studente «si sta attivando per fare una denuncia localmente qua in Italia».

Il ragazzo «si trova al campus insieme alla mamma. Sta studiando ed è molto provato dal punto di vista psicologico», racconta ancora l’avvocato. In interviste a diversi media, la madre dello studente ha riferito di una situazione molto difficile per il figlio: «A Matteo, ragazzo solare, intraprendente e pieno di vita hanno tolto il sorriso e distrutto i sogni portandolo addirittura a cercare di togliersi la vita. È stato torturato: basta guardare i video per rendersene conto», ha dichiarato. E ancora: «Gli hanno messo un ginocchio sul collo impedendogli di respirare come nel triste caso di George Floyd», «ha temuto di essere ucciso e di morire», ha detto Studenicova. Quanto alla dinamica dell’arresto, la donna ha raccontato che «Matteo voleva andare a riprendere i suoi due telefoni rimasti in un bar e li chiedeva agli agenti, ma gli agenti invece che assisterlo lo invitavano ad andare via. Nessuno degli agenti è andato nel bar per vedere se c’erano i telefoni. Poi Matteo ha chiesto loro perché non facessero il proprio lavoro al servizio dei cittadini, e per quale dipartimento lavorassero.

In quel momento, involontariamente, con un dito ha toccato il badge di uno degli agenti e a quel punto è partita l’aggressione e l’arresto». E ancora: «Quando il poliziotto si è alzato da lui, e Matteo era in una condizione di quasi incoscienza, è arrivata la guardia di sicurezza del bar per portare i telefoni di Matteo, come prova che Matteo aveva ragione sul fatto che quei telefoni erano dentro il bar e aveva diritto di chiederli». Dalla Boldrini alla Lorenzin, fino a Cucchi le opposizioni hanno espresso solidarietà alla famiglia e chiesto al ministro Tajani di riferire in Aula. Parole di circostanza ben diverse dal chiamare in causa la premier Meloni e i rapporti con Joe Biden. Ma l’Ungheria si sa, ha tutt’altro sapore elettorale.

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