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Feltri a valanga su Parenzo: "Vergogna", scontro memorabile sull'antifascismo

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Quest'anno il 25 aprile è stato preceduto dal caso del monologo di Antonio Scurati, che ha contribuito ad alimentare le polemiche con la sinistra che continua a battere il tasto delle dichiarazioni di antifascismo chieste ogni pie' sospinto a tutti gli esponenti della maggioranza. Nella puntata di venerdì 26 aprile de L'aria che tira, su La7, David Parenzo ha come ospite il Vittorio Feltri, con il direttore editoriale del Giornale che sbotta all'ennesima richiesta del conduttore di rimarcare l'importanza di dichiararsi antifascisti.

"Ma io non riesco a capire questa storia che uno si debba definire per forza antifascista, io naturalmente lo sarei se ci fosse il fascismo ma mi risulta che il sia morto ottant'anni fa e non c'è più neanche un superstite di quel di quel regime - commenta Feltri - Io volentieri combatterei per la democrazia, anzi cerco di farlo anche adesso. Però io non posso avere come nemico un fascismo che non c'è io, non posso litigare sul ring con un pugile" deceduto quasi un secolo fa. 

 

Insomma, cosa significa oggi dirsi antifascisti?". Feltri argomenta che all'epoca "era necessario, ma guarda caso nessuno è stato antifascista per tanti anni, lo sono diventati tutti all'indomani" della caduta del regime. "Queste cose a me fanno ridere, quindi non ho nessuna voglia di accordarmi a quelli che continuano a dire che bisogna proclamarsi antifascisti". A quel punto Parenzo, che invece sul tema ha costruito la puntata rimarca l'importanza di questa patente di antifascismo, usando come sponda le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Si chiama festa della Liberazione dal nazifascimo, è una festa nazionale...".  Feltri a quel punto perde la pazienza: "Si chiama Festa della Liberazione perché ci siamo liberati da quel nemico che non c'è più, è inutile continuare a rompere le p**le", sbotta il direttore. L'antifascismo "è diventato una mania, uno slogan fastidioso". Parenzo prova ad argomentare ma Feltri è un fiume in piena: "Ma chi se ne frega se è una festa nazionale, ci siamo liberati e adesso che sono tutti morti dobbiamo fare la guerra a chi è al cimitero? Vergognatevi, siete nemici dei morti", sbotta il direttore. 

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