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Tagadà, l'affondo di Mulè: "C'è il fantasma formaggino". Con chi ce l'ha

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Il caso Scurati impazza ovunque. Ne parla anche Giorgio Mulè nel corso della puntata di Tagadà in onda il 22 aprile. Mulè sdrammatizza il caso Scurati e scarica sullo scrittore la scelta di non partecipare al programma tv di Serena Bortone. 

 

 

 

 

 

"Del caso Scurati ha beneficiato il programma della Bortone che ha fatto un punto di share in più - ha detto Giorgio Mulè - E ne ha benefiiciato anche Scurati. Non ne ha beneficiato la qualità del dibattito politico né della democrazia. Questi allarmi democratici sul regime sono come le curve: a ogni governo corrisponde un grido al regime. Massimo Giannini denunciò dalla Rai di essere stato licenziato dal Partito democratico nel 2016 per la linea editoriale che aveva nei confronti dell'allora presidente del Consiglio. Allora anche all'epoca si parlò di occupazione del potere e di spettro del regime. Io non vedo lo spettro del regime ma il fantasma formaggino che faceva poca paura perché nulla è stato impedito a nessuno. la censura è una cosa terribilmente seria. Nella scaletta mandata dalla trasmissione curati c'era sotto t.g. cioè trattamento gratuito, quindi non è stato detto non lo mandate ma è stato un problema contrattuale Al massimo è stato detto non pagate oppure quella cifra è eccessiva ma nessuno ha mai detto a Scurati di non andare lì. Tra Scurati e la Bortone ce lo diranno loro cos'è successo. Ad oggi non c'è una persona che dica: mi ha chiamato il capo dell'approfondimento e mi ha detto non fate venire Scurati. Se fosse successo questo saremmo di fronte al silenzio di una voce liberale. Ma che è come il juke-box che se non metti il gettone non viene?"           

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