Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Israele-Iran, “così si arriverebbe alla guerra globale”. Massolo teme il peggio

  • a
  • a
  • a

Che scenari si presentano dopo l’attacco dell’Iran in Israele per vendicare l’attacco al consolato a Damasco? Ad analizzare la situazione è l’ambasciatore Giampiero Massolo, già segretario generale della Farnesina: «Ci sono due interessi in campo. L’Iran cerca l’egemonia regionale e la cancellazione di Israele da perseguire in tutti i modi possibili. Israele deve far sì che l’Iran non sia più una minaccia, bloccando il suo programma nucleare e la sua influenza nella regione. Se portati alle massime conseguenze, questi due interessi porterebbero a una guerra complessiva, un conflitto globale, che nessuno vuole. Anche perché nessuno se lo può permettere. L’Iran è troppo debole, ha una situazione interna difficile e un’opinione pubblica al limite della sopportazione. Il programma nucleare, per quanto avanzato, non è ultimato, e gli ayatollah perdendo il confronto perderebbero il potere e farebbero collassare il sistema costruito nel 1979». 

 

 

Il presidente dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), interpellato dall’Adnkronos, si focalizza poi sul lancio di droni e missili partito sabato sera: «L’Iran con l’attacco di ieri ha puntato più sulla visibilità che sull’efficacia. Una manifestazione di forza e di coordinamento con i suoi proxy, ovvero i Paesi e i guerriglieri che hanno lanciato attacchi in contemporanea. Allo stesso modo, Israele ha potuto dare prova di una grande efficienza del suo sistema difensivo e di una alleanza di tipo difensivo con gli Stati Uniti. Quello che è successo ieri sera ha confermato questo quadro di dipendenza e di cointeressenza reciproca. Ma ora agire in modo molto aggressivo, magari nel territorio iraniano, provocherebbe una spirale del conflitto difficilmente arrestabile. Se togliamo dal tavolo l’ipotesi del conflitto globale, resta spazio per una reazione proporzionata e difensiva continuata, situazione di tensione che l’Iran ha tutto l’interesse a continuare usando i suoi proxy e mezzi asimmetrici come attacchi cyber e terroristici».

 

 

«La comunità internazionale nel suo rapporto con Israele ha avuto finora due obiettivi - evidenzia Massolo -. Conciliare l’agenda di sicurezza di Israele dopo il 7 ottobre e quella umanitaria; evitare un’azione diretta e massiva a Rafah, trasformandola in una decompressione con la fuoriuscita dei palestinesi dall’area e in un’operazione a minore impatto sulla popolazione. Ora - spiega e conclude l’ambasciatore - si aggiunge un terzo obiettivo. Limitare la reazione di Israele all’accettabile, riconducendola nel quadro di questa partita di interessi nella regione. La tensione potrà salire ma non bisognerà valicare il limite dell’irreversibile. Un’azione conclamata nel territorio iraniano, ad esempio, sarebbe un’escalation. Non a caso nei giorni scorsi avevano colpito una stazione consolare in Siria, azione forte ma non diretta a colpire l’integrità territoriale iraniana. Ora Stati Uniti e Paesi amici di Israele dovranno spingere per una reazione ‘negoziata’».

 

Dai blog