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Le Iene scovano Striano: "Sono un grande investigatore. Il dossieraggio..."

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Le telecamere de Le Iene hanno intercettato Pasquale Striano, il finanziere distaccato all'antimafia al centro dell'inchiesta della procura di Perugia sugli accessi illeciti alle banche dati pubbliche e sui presunti dossieraggio. Un cortocircuito tra giustizia e informazione su cui indaga il procuratore Raffaele Cantone. Striano è stato scovato dagli inviati del programma Mediaset in onda stasera, Gaetano Pecoraro e Alessandra Frigo, che lo hanno interrogato su varie questioni. 

Il finanziere rivendica di essere un "grande investigatore" e cambia versione rispetto alle ultime dichiarazioni. Spiega di aver fatto tutto da solo e di avere una quantità enorme di informazioni da poter scrivere ottomila libri... Per "39 anni stai da una parte, all'improvviso ti ritrovi dall'altra parte. La tua vita è devastata capito? - dice come riportato in una anticipazione pubblicata da Dagospia - Abbiamo gestito Buscetta, abbiamo avuto a che fare con Bidognetti, abbiamo violato la legge per poter arrivare a determinati risultati. E' una vita che camminiamo borderline", dice Striano che afferma di aver lavorato anche alle ricerche di Messina Denaro per due anni. "Io posso scrivere 8000 libri. Io faccio saltare il matrimonio, la mia salute, gli avvocati. Io c'ho una rabbia dentro. Mi condanneranno con qualche ca***ta, ma io voglio essere condannato per le ca***te ma non per quello che mi state attribuendo", afferma nell'intervista. 

 

Sul pm della Direzione nazionale antimafia, Antonio Laudati, anche lui indagato, Striano dice che "poteva difendere un po' di più la baracca, ma lo difenderò fino alla morte". Dice che non ha ricevuto richieste dal pm: "A me Laudati non mi ha mai chiesto a parte in quei pochi casi ben dettagliati"; ribaltando quanto detto a La Verità. Tanti nomi di politici e vip "attenzionati" negli anni. Striano tuttavia non ricorda perché ha cercato informazioni su Fedez, e sull'ipotesi che alcuni dati avrebbero fato gola ai servizi stranieri dice che su questo "ci facciamo due risate".

 

Striano dice di essere sempre stato consapevole di lasciare tracce nei sistemi informatici: "L'importante è che se io scrivo qualcosa che portavo al Procuratore, quella era una cosa che valeva oro". Gli viene contestato che non appena c'era un qualcosa sui giornali scattavano le ricerche: "Il sistema non riconosce il mafioso perché tu gli dai il nome di Totò Riina.. è perché il sistema te li tira dentro, perché li collega a tanti altri fatti", asserisce sibillino.

Il finanziere indagato si auto-assolve: "Male non fare paura non avere. Come potrei mai essere condannato per 'dossieraggio' che non so neanche che parola è? Poi dimostrerò che  esisteva un grande investigatore che lo volete far passare per un lavoro alla carlona", afferma. A proposito dei 40mila accessi ai database che  gli vengono attribuiti, Striano insiste: "È fuorviante il dato, il mio lavoro è leggere le segnalazioni. Se tu accedi a una segnalazione e te ne porta altre dieci, tu hai accesso a 3mila segnalazioni in un giorno. Gli input più importanti mi venivano da fuori, dall’amico giornalista e dal collega. Niente di illegale". 

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