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Becciu, Lady Vaticano riapre il caso: "I miei sospetti su Striano e De Raho"

Rita Cavallaro
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C'è un nome, quello dell'ex procuratore numero uno dell'Antimafia Federico Cafiero De Raho. Un nome non soltanto tirato in ballo dalla politica, che ormai da giorni chiede chiarimenti al membro grillino della Commissione finito al centro dell'inchiesta spioni come l'ex capo che dava mandato al tenente Pasquale Striano di effettuare i famosi accessi illeciti alle banche dati. De Raho ora viene tirato per la giaccatta pure da uno dei protagonisti della vicenda dossier. È Lady Vaticano, quella Cecilia Marogna condannata in primo grado a tre anni e nove mesi nel processo Vatlileaks 2. Ieri la manager sarda ha presentato un esposto che punta dritto a De Raho e che arriva al cuore del Movimento 5 Stelle, perché coinvolge anche l 'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede. Infatti nella denuncia depositata ai carabinieri di Cagliari, Marogna chiede approfondimenti investigativi al fine di risalire al mandante dell'accesso che Striano ha effettuato illegalmente su di lei il 20 marzo 2020, per carpire «informazioni concernenti i dati anagrafici, atti del registro e dichiarazioni, redditi percepiti e catasto». 

 

 

Marogna, che rimarca le strane circostanze del suo arresto del 13 ottobre 2020 avvenuto su suolo italiano per conto di uno Stato estero (il Vaticano, appunto), si domanda se il controllo abusivo «era funzionale, in un verosimile "scambio" di "piaceri " tra "colleghi inquirenti", ad assumere informazioni» da utilizzare contro di lei. Una questione cruciale, secondo Lady Vaticano, da decifrare alla luce delle rivelazioni del pm Antonio Laudati, indagato con Striano per i dossieraggi, il quale ha ribadito come l'attività del gruppo Sos della Dna avvenisse «sotto il pieno controllo del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo», ovvero De Raho. Si legge nella denuncia di Ma rogna: «Circostanza, ritenuta dalla scrivente, senza voler accusare e calunniare alcuno, di una gravità estrema, anche perché non si può tralasciare che sono stata arrestata previo benestare dato dal ministro di Giustizia, Bonafede Alfonso, deputato del Movimento 5 Stelle nelle cui fila è stato eletto, alla Camera dei Deputati, proprio il sostituto procuratore De Raho, ragion per cui si viene a chiedere chi ha autorizzato i predetti accessi nei miei confronti, posto che taluno, fantasticando nel voler richiamare il principio del libero convincemento che contraddistingue i magistrati, potrebbe perfino prefigurare (ove fossero accertate possibili eventuali interazioni illegittime) una sorta di do ut des e/o una sorta di "voto di scambio"?». Marogna si muove accusa pure contro l'altra parte attiva del team di spioni, i giornalisti di Domani che, all'epoca, firmarono lo scoop de "L'Espresso" con il documento segreto sulla trattativa immobiliare del palazzo di Londra, oggetto di approfondimenti della magistratura vaticana, che poi sfociò nel processo al cardinale Angelo Becciu, allora agli Affari generali della Segreteria di Stato, e nel quale la Marogna finì coinvolta.

 

 

«Per caso la ricerca di Striano è stata espletata per conto di soggetti terzi, che anche affermavano di lavorare unitariamente all'Autorità vaticane, ovvero a favore di possibili giornalisti?», si domanda la vittima dei dossieraggi che, nell'esposto, precisa come «dalle fonti aperte viene in evidenza un aspetto di non poco conto, per ciò che riguarda la mia posizione, visto che tra i soggetti verosimilmente attenzionati e/o indagati risulterebbero tre giornalisti del quotidiano Domani il cui direttore è, dal 6 aprile 2023, Fittipaldi Emiliano il quale, nell'ottobre 2020, quando iniziò a montare lo scandalo nei miei confronti, ebbe con me ad interloquire per verificare se le accuse fossero fondate». Marogna sottolinea di aver fornito al cronista tutti i documenti che smentivano le accuse, ora al vaglio degli inquirenti, e che nonostante tutto Fittipaldi «divenne irreperibile con l'aggravante che, in "ottemperanza» alla sedicentemente tanto sbandierata autonomia e libertà che contraddistingue la stampa (come dimostrato proprio dall'odierno scandalo sul dossieraggio), ha omesso di darne dovuta informazione all'opinione pubblica mediante la pubblicazione di un possibile articolo».Un fatto singolare per Lady Vaticano, visto che proprio Fittipaldi è stato citato come teste dell'accusa nel processo Vatilieaks 2. E infine pone una domanda: «È doveroso chiedersi se i giornalisti sono stati utilizzati (consapevolmente, da parte degli stessi?) per veicolare informazioni ad uso e costume anche dell'autorità giudiziaria del Vaticano, o ad uso e costume di chi?».

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