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Dossieraggio, Cantalamessa (Lega) inchioda De Raho: “Lasci subito i lavori dell'Antimafia”

Edoardo Sirignano
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«Chi è citato per non mettere a disagio gli auditi, si chiami Cafiero De Raho o meno, nulla contro la persona, non dovrebbe partecipare più ai lavori della Commissione. Ecco perché abbiamo chiesto a Colosimo di scrivere ai presidenti di Camera e Senato». A dirlo il deputato della Lega e commissario dell’Antimafia, Gianluca Cantalamessa.

Cosa è venuto fuori dalle parole di Carbone?
«Ci ha informato dell’esistenza di un fascicolo di servizio nel quale venivano elogiate le qualità di Pasquale Striano. A seguito di mia domanda su cosa dicesse precisamente la nota e se potevamo prenderla agli atti, Carbone l’ha letta in audizione. Abbiamo scoperto che De Raho parlava di Striano come persona che aveva operato con competenza, professionalità, lealtà e riservatezza».

Adesso, pertanto, come comportarsi?
«Può capitare che un commissario venga citato, ma a questo punto è necessario innanzitutto salvaguardare la terzietà della Commissione. L’Antimafia non può concedersi cadute di stile. Occorre fare valutazioni di opportunità. Per questo motivo ho chiesto a Colosimo un intervento ai presidenti di Camera e Senato».

 



Le parole del direttore della Dia, intanto, sono servite a qualcosa?
«Grazie all’ultima audizione sappiamo che la banca dati della Dia è ben protetta, così come sappiamo che Striano dipendeva gerarchicamente dalla Dia, ma funzionalmente dalla Dna. Sappiamo, dunque, chi doveva controllarlo: Laudati. Le audizioni di Melillo, De Gennaro e Carbone sono state un passo in avanti».

Cosa, invece, ancora non si è capito?
«Se c’è qualche mandante dietro Striano e quali erano gli obiettivi della sua azione, ovvero quanto preoccupa di più i cittadini. Non essendoci movimenti di soldi, a che pro sono stati fatti 4mila accessi abusivi alle Sos e 33mila download di file senza autorizzazione».
 

Altro nodo scottante il caso Puglia...
«Una vicenda surreale. Un sindaco non può organizzare una manifestazione per protestare contro l’invio di una Commissione di accesso, che tra l’altro non comporta, in modo automatico, lo scioglimento del Comune. Questa, tra l’altro, è stata mandata dopo che un mese e mezzo prima erano state arrestate 130 persone e la più grande azienda pubblica della Puglia era stata commissariata. Per Decaro, poi, c’è un altro aggravante e non di poco conto. Essendo presidente dell’Anci ed essendo stati sciolti già 4 Comuni di centrodestra, 3 di centrosinistra e 8 liste civiche, nonché 30 hanno avuto le Commissioni di Accesso, perché muoversi solo adesso? Si è attivato solo per la poltrona?».

 

 

Ciliegina sulla torta quanto rivelato da Emiliano...
«Dopo questa minaccia che avrebbe avuto il sindaco, invece, di denunciare e se non lo ha fatto è gravissimo, è andato a casa della sorella del boss. Siamo di fronte a una mancanza di rispetto verso tutte le persone che ogni giorno combattono il crimine organizzato».

Meloni difende il ministro Piantedosi.
«Non ha esercitato un diritto, ma il dovere di fare delle verifiche. Solo così è possibile capire se l’infiltrazione c’è stata e se a un livello tale da comportare lo scioglimento di un Comune».

 

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