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Prima di domani, la profezia di Foti: "In Abruzzo non può succedere"

Luca De Lellis
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La coalizione di centrodestra vuole scongiurare ulteriori sorprese. E, dopo quanto accaduto in Sardegna con la vittoria delle elezioni regionali della nuova presidente Alessandra Todde scelta dal cosiddetto campo largo, ora è la volta dell’Abruzzo. Domenica 10 marzo i cittadini abruzzesi andranno alle urne per stabilire se sarà rinnovato il mandato da governatore al candidato di centrodestra Marco Marsilio, oppure se avremo un altro ribaltone come capitato per il post-Solinas nell’isola sarda, feudo leghista ora in mano alla sinistra. Tommaso Foti, deputato di Fratelli d’Italia, però ne è certo: quest’ultimo scenario non si ripeterà. E ne svela anche la ragione, lanciando una frecciatina alle forze d’opposizione – Pd, Movimento 5 Stelle e Azione - che appoggiano il candidato avversario Luciano D’Amico. “Non può più succedere – racconta Foti durante la puntata di Prima di Domani in onda su Rete 4 – perché in Sardegna le liste di centrodestra hanno vinto di 30mila voti, ma stavolta non c’è il voto disgiunto.

 

 

 

 

 

Ergo, afferma soddisfatto il deputato di FdI, “se i risultati sono gli stessi della Sardegna abbiamo già vinto”. In effetti le Regionali abruzzesi non prevedono il sistema elettorale del voto disgiunto, che stabilisce la possibilità di esprimere due voti, uno per la scelta del partito e l’altro per indicare invece il candidato che si vuole votare. Una modalità che in Sardegna è valsa il sorpasso della governatrice Todde sulla nomina di centrodestra Paolo Truzzu. D’altro avviso è il deputato Dem – anche lui ospite nello studio della conduttrice Bianca Berlinguer – Marco Furfaro, che ribatte: “C’è una piccola differenza, in Sardegna c’era Renato Soru (che correva da solo, ndr), mentre in Abruzzo non c’è”. Insomma, la sfida è più che mai contesa e aperta a orizzonti variegati. Per il campo largo ottenere il bis significherebbe dare uno scossone serio agli equilibri della maggioranza, che però sa di godere di un leggero vantaggio di partenza rispetto alla concorrenza. L’ultima parola, però, spetta sempre alle urne.

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