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Soumahoro, il mistero del libro. Salta l'uscita: "Nessuno l'ha visto"

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Luca De Lellis
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Alla ricerca del libro che non c’è più. Doveva chiamarsi il “Manifesto degli invisibili” l’ultima fatica letteraria del deputato di origine ivoriana Aboubakar Soumahoro. Invece il libro è diventato invisibile per davvero, almeno stando a quando riporta Libero menzionando “più fonti” di Feltrinelli Editore, che avrebbe dovuto occuparsi della pubblicazione del medesimo. Ma riavvolgiamo il nastro prima di arrivare a frettolose conclusioni: il titolo appariva nel piano editoriale redatto dall’azienda fondata a Milano nel gennaio del 2022, quindi due anni fa. Tanto che sembra che qualcuno abbia avuto anche l’opzione per prenotarlo, va chiarito senza sborsare nemmeno un euro. La sua ultima opera “Umanità in rivolta” (2019) aveva avuto circa 9mila copie distribuite nei punti vendita. 

 

 

Insomma, del libro non se ne sa più alcunché. L’uscita era annunciata per il 15 gennaio, ma è stata posticipata in extremis addirittura di un anno, al 19 gennaio 2025. Non è ancora limpida la ragione, e non si riesce a sapere nemmeno se Soumahoro avesse abbozzato qualche pagina. Nonostante non si vedesse neanche l’ombra di una copertina, un abstract già figurava: «Un fattorino una volta mi ha detto: “Noi non siamo rider, siamo i braccianti delle metropoli. Lavoriamo in condizioni di precarietà, prendiamo quanto i braccianti delle campagne del Foggiano”. Aveva ragione», tuonava nel libro il deputato ora nel Gruppo misto. «Per questo motivo, un bracciante deve camminare gomito a gomito con i rider, coi disoccupati, coi lavoratori dipendenti e autonomi. Ciò che i braccianti, i rider, i giornalisti a cottimo e i lavoratori precari hanno in comune è la condizione di sfruttamento e di precarietà. Oggi il mondo del lavoro è il teatro di una compressione drastica dei diritti e degli spazi di libertà. Abbiamo l’illusione di essere in un mare aperto nel quale siamo liberi di muoverci, e invece la nostra libertà è compressa, mentre il lavoro non garantisce condizioni di vita dignitose».

 

 

Insomma, un argomento scomodo, uno schierarsi dalla parte delle fasce più fragili del mondo del lavoro, immerse nello sfruttamento del capitalismo odierno. Vedremo se questo tentativo di denuncia da parte di Soumahoro riusciremo a vederlo mai. Appuntamento al 2025, con un po’ di ritardo.

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