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Migranti, la lamentela della moglie di Soumahoro sull'arresto: “Non me ne capacito”

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«Non riesco a capire come sia potuto succedere tutto questo...». Liliane Murekatete, moglie del deputato ed ex sindacalista Aboubakar Soumahoro, da ieri è agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio, misura disposta dal gip di Latina nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione di cooperative che si occupavano dell’accoglienza dei migranti e di minori non accompagnati. Stessa sorte è toccata alla madre di Liliane, Marie Therese Mukamatsindo, suocera di Soumahoro, il quale ieri è tornato a ribadire la sua «totale estraneità» alla vicenda chiedendo «nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio».

 

 

E mentre la stampa continua a snocciolare l’elenco delle spese per beni di lusso, che secondo il Gip di Latina sarebbero state effettuate con i fondi destinati all’accoglienza dei profughi, la donna di origini ruandesi - che oggi ha incontrato il suo avvocato Lorenzo Borrè - non nasconde la propria amarezza a chi ha avuto modo di interloquire con lei. «Liliane è molto provata, non si capacita», il racconto di Borrè all’Adnkronos, a cui ha annunciato l’intenzione di impugnare una misura cautelare che per la difesa appare spropositata a un anno di distanza dall’apertura dell’indagine: «Ancora non mi hanno notificato l’avviso di deposito dell’ordinanza che ha disposto le misure cautelari. Ho comunque avuto modo di leggere l’ordinanza dopo aver incontrato stamattina la signora Murekatete e - spiega il legale - presenteremo certamente istanza di riesame al Tribunale di Roma». Intanto è stata fissata l’udienza per l’interrogatorio degli indagati, che si svolgerà il 3 novembre alle ore 14.30.

 

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