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Soumahoro, parla l'ex dipendente di Karibu: "Cibo scaduto e paghe rubate"

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Sono scattati gli arresti domiciliari per Marie Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete, rispettivamente la suocera e la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro e membri del cda della cooperativa Karibu. La Guardia di finanza di Latina ha eseguito l'ordinanza emessa dal gip del tribunale nell'ambito delle indagini per la gestione delle cooperative che si occupano della gestione di richiedenti asilo e minori non accompagnati nell'ambito della provincia di Latina. "Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane", ha commentato Aboubakar Soumahoro, assicurando di "confidare nella giustizia" e ribadendo "come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto". I fondi destinati alla gestione dei richiedenti asilo e ai minori non accompagnati sono stati utilizzati per "finalità private: ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica". Oggi, in un'intervista concessa a il Corriere della Sera, Youssef Kadmiri, il primo a denunciare le ombre della cooperativa Karibu, ha raccontato la sua versione dei fatti. 

 

 

Soldi in realtà destinati al sistema di gestione dei richiedenti asilo e dei minori non accompagnati che venivano tenuti in condizioni "offensive dei diritti e della dignità di uomini e donne, aggravate dalla condizione di particolare vulnerabilità dei migranti richiedenti protezione internazionale". Sovrannumero di ospiti in alloggi fatiscenti in condizioni igieniche "carenti" con presenza di umidità e muffa, riscaldamento assente o non adeguato, carenza di acqua calda, nella conservazione delle carni, scarsa qualità del cibo: è lunga la lista delle criticità contestate ai centri in cui venivano ospitati i migranti. "Io non ho ancora ricevuto il pagamento di quello che mi spetta e la cosa peggiore è che senza quei contratti pagati non posso avere il permesso di soggiorno", ha raccontato Kadmiri. 

 

 

"Ma quello che mi faceva ancora più male era come venivano trattati quei ragazzi. I ragazzi non avevano abbastanza cibo, e quello che avevano era congelato e spesso scaduto, non avevano acqua calda, i vestiti erano pochi e sporchi. Non c’era nessuno che si prendesse cura di loro. Gli rubavano la paga settimanale e tanti per potersi comprare le scarpe andavano a lavorare in nero invece di andare a scuola", ha aggiunto l'ex dipendente della cooperativa. 

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