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Daghestan, Mikhelidze: l'antisemitismo è frutto di un'"identità dominata dall'Islam"

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Due drammatici teatri di guerra. Da una parte la guerra in Ucraina, dall'altra quella in Medio Oriente. Quanto il conflitto scoppiato con la Russia è stato dimenticato? Questa è la domanda che ha dato avvio al dibattito a Omnibus, il programma di politica e di attualità di La7. Ma non solo. Il violento assalto in Daghestan a un aereo proveniente da Israele ha scosso l'opinione pubblica e ha fatto ripiombare il mondo intero nella paura dell'antisemitismo. Sui temi è intervenuta Nona Mikhelidze. "Comincerei da quello che è successo in Daghestan perché ci sono due aspetti principali attraverso i quali si può spiegare la situazione emersa ieri notte. Uno è chiaro antisemitismo, che ha sua radici in Russia dai tempi dell'impero russo": così ha esordito la responsabile di ricerca presso l'Istituto Affari Internazionali. 

 

 

Poi ha spiegato meglio: "Il sentimento non è nuovo per il Paese. Dall'altro lato c'è un problema dall'inizio dell'implosione della società russa, che avviene nel contesto di guerra in Ucraina. Daghestan è una repubblica autonoma che ha dato più morti alla guerra in Ucraina. È l'unica repubblica che ha protestato contro la discriminazione per cui in guerra si mandano le minoranze etniche, la popolazione dalle periferie e non dalle città grandi". E ancora: "Viene al pettine la propaganda di odio per il fatto che in quella popolazione in venti anni non si è creata un'identità civica per cui possono dire che sono russi e si sentono tali. La popolazione maschile si è rifugiata in questa identità dominata dall'Islam. Vediamo a cosa ha portato la combinazione tra antisemitismo e la politica del governo mirata a radicalizzare le anime sulle periferie russe". Perché Netanyahu non ha voluto ricevere Zelensky? Per Mickhelidze è chiaro: "Io non mi occupo di Medio Oriente, ma rispetto alla guerra in Ucraina Israele è stato neutrale. Netanyahu ha voluto continuare su quella scia". 

 

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