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Valico di Rafah, perché resta chiuso: l'analisi di Rampini

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Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, nelle dichiarazioni alla stampa a Tunisi, ha chiesto l'apertura del valico di Rafah.  "Ho riferito al presidente tunisino Saied e al ministro degli Esteri che l’Italia continua a lavorare perché non ci sia un allargamento del conflitto" in Medioriente, ha detto. "Ho riferito la posizione dell’Italia, chiediamo la liberazione degli ostaggi e ci auguriamo che possa essere aperto il valico di Rafah e possano arrivare rifornimenti alimentari e di medicine per i palestinesi che sono nella Striscia di Gaza e che possano uscire i nostri concittadini italiani, i quali in alcuni casi hanno la doppia nazionalità, italiana e palestinese", ha aggiunto. La questione è stata dibattuta a Tagadà, il programma di approfondimento giornalistico di La7. Ospite in collegamento con lo studio, Federico Rampini ha spiegato che il motivo per cui il valico resta chiuso, secondo lui, è legato all'Egitto.

 

 

"Il problema numero uno è l'Egitto. L'Egitto ha legittime riserve, preoccupazioni, paure per quest'apertura che può significare l'importazione di terroristi di Hamas. I terroristi di Hamas per l'Egitto sono un pericolo vero, sono una delle tante evoluzioni dei fratelli musulmani. I fratelli musulmani sono un pericolo esistenziale per l'Egitto. L'Egitto prende molto sul serio qualunque mossa che possa aiutare Hamas a infiltrarsi sul suo territorio", ha detto il giornalista. "Purtroppo abbiamo scoperto e stiamo scoprendo sempre di più quanto i nostri aiuti si siano trasformati in soldi per Hamas. Anziché spenderli per i civili palestinesi, i soldi venivano trasformati in fabbriche di missili. Soldi finiti direttamente negli arsenali di Hamas. Tutti gli attori dell'area stanno cercando di contenere il danno geografico e politico gigantesco, spaventoso", ha aggiunto. 

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