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Aldo Grasso senza freni, nel mirino ci finisce Basile: "Artificio retorico subdolo"

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Elena Basile, dopo lo scontro con Aldo Cazzullo a Otto e mezzo e quello con Corrado Formigli a Piazzapulita, negli ultimi giorni è una delle figure più dibattute tra quelle che frequentano il mondo della tv. L'ex ambasciatrice ha fatto irruzione nei talk-show televisivi più seguiti in qualità di esperta di Medio Oriente e del conflitto tra Israele e Palestina. Ma non è tutto. Con il nome di Ipazia, Basile ha scritto una serie di articoli sul Fatto Quotidiano sulla guerra tra Russia e Ucraina. La Repubblica, dopo la sua partecipazione alla trasmissione di Formigli, le ha dedicato un articolo e ha spiegato che alla Farnesina la conoscono bene e che ne parlano come di un funzionario che ha scelto di sfogare "il risentimento per una carriera non in linea con il talento autopercepito". 

 

 

Ora, l'ex ambasciatrice è finita anche nel mirino di Aldo Grasso che, sul Corriere della Sera, ha scritto: "Sì, ma… Nel circo mediatico avanza tracotante una nuova figura, è quella del postillatore. Affronta tutte le discussioni, anche le più drammatiche, come quelle a cui assistiamo in questi giorni, con un artificio retorico fra i più subdoli: «La Russia ha invaso l’Ucraina ma la Nato...», «Siamo inorriditi di fronte alla barbarie di Hamas, però dobbiamo ricostruire storicamente il motivo per cui è nato Hamas», e così via. Questo è lo schema mentale con cui il postillatore pensa di sbaragliare l’interlocutore usando un grimaldello per appropriarsi impunemente dello spazio del giustificazionismo, dell’alibi, della «complessità»". 

 

 

Basile non è l'unico bersaglio: "È la tecnica usata, tra gli altri, da Michele Santoro, da Elena Basile, da Moni Ovadia, da Alessandro Orsini", ha scritto il critico televisivo. Poi ha spiegato meglio: "È una fallacia logica conosciuta col nome di «accumulo di postille», un tipo di argomentazione per impedire una discussione corretta. Non si possono giustificare in alcun modo il terrorismo, le mattanze e le carneficine sugli inermi. Non c’è ma che tenga. Chi ha negato le stragi ucraine, Bucha e le altre, è pronto a negare anche Kfar Aza, a colpi di postille. È giusto riflettere sullo squilibrio fra dittatura teocratica e democrazia, sulla striscia «prigione» di Gaza, senza per questo intossicare il diritto di esistere di Ucraina e di Israele con i ma, i però e tutte le altre avversative da talk show". 

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