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Elena Basile "manipolata" in tv, la difesa di Selvaggia Lucarelli

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Lo scontro a Otto e mezzo con Aldo Cazzullo, l’uscita di scena dallo studio Piazzapulita dopo un botta e risposta con Corrado Formigli. Fanno discutere le apparizioni tv di Elena Basile, esperta di Medio Oriente e del conflitto tra Israele e Palestina e con ruoli diplomatici alle spalle. Le sue posizioni hanno scatenato molte critiche, con alcuni osservatori che la definiscono come una sorta di Alessandro Orsini del Medio Oriente. In sua difesa arriva Selvaggia Lucarelli, con due post sui social. "Elena Basile ha una lunga carriera diplomatica alle spalle, dice cose interessanti, fornisce dati di comprensione della realtà che non sono banalità alla buoni vs cattivi, parla della necessità di cercare strategie di negoziazione che evitino una immane strage di civili. Cerca di contestualizzare il problema individuandone le radici, anziché limitarsi a discorsi emotivi che possiamo fare noi, non la diplomazia. Non chi lavora per mediare e creare ponti", premette la blogger.

 

"Al netto dei suoi modi a tratti naïf di cui possiamo talvolta sorridere, andrebbe ascoltata e rispettata. Le penne anche autorevoli (quasi tutti maschi) che la stanno trattando come la scema del villaggio, i tg e i giornali che sintetizzano o manipolano il suo pensiero con virgolettati falsi o semplificazioni da bar della serie “tifa per Hamas” o “odia gli anglosassoni”stanno facendo un lavoro di character assassination veramente deprecabile. E dannoso, perché alla fine chi odia quel muro laggiù vede un muro anche qui, con il risultato che il vuoto creato dal mancato dialogo viene colmato da un odio sterile e insanabile", accusa Lucarelli, 

 

L'autrice poi prende in esame la frase che ha acceso lo scontro con Cazzullo sugli ostaggi americani di Hamas: "A proposito della frase (manipolata o inspiegabilmente incompresa) sugli ostaggi americani. Quello che Basile intendeva dire con un ragionamento che attinge non dal cinismo ma dalla realpolitik è che se tra gli ostaggi catturati ci fossero stati degli americani, gli americani avrebbero forse cercato una strada diplomatica. Questo non vuol dire che le sarebbe piaciuto vedere qualche americano trascinato su un pick up. Significa che le vite umane contano tutte allo stesso modo, ma la nazionalità degli ostaggi ha un peso diverso e può fare la differenza in termini di sforzi diplomatici. Sul piano della compassione gli ostaggi sono tutti uguali, sul piano della diplomazia gli ostaggi non sono tutti uguali. Mi sembrava semplice. Eppure", è la stoccata di Lucarelli, 

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