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Che tempo che fa, Zaki primo ospite di Fabio Fazio. Perché scoppia la bufera

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Conto alla rovescia per la prima puntata di "Che tempo che fa", in programma domenica 15 ottobre sul Nove. Il ricercatore egiziano, però, ha scatenato un vero e proprio putiferio per le sue dichiarazioni sul conflitto in Medio Oriente e sulle presunte responsabilità del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Per questo sono tanti a criticare Zaki. E ci chiediamo se la sua partecipazione al programma sia da considerarsi davvero opportuna. Sulle parole di Zaki si è espresso Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia e vicepresidente del Senato. «Il ricercatore egiziano Patrick Zaki, per il quale l’Italia si è spesa molto affinché fosse garantita la sua libertà, ha definito, in un post, il capo del governo israeliano Netanyahu un "serial killer". Fermo restando che l’Italia fa bene a battersi per la libertà e la vita di tutti, compreso Zaki, come peraltro è avvenuto, resto allibito di fronte a queste parole. Zaki tenta di giustificarsi dicendo che sta con i palestinesi e non con Hamas, ci mancherebbe pure questo, ma il suo insulto nei confronti di Netanyahu offende tutto il popolo israeliano. E ha detto queste parole all’indomani di un’orrenda strage con circa mille cittadini in Israele uccisi dai terroristi palestinesi di Hamas. Le parole di Zaki sono vergognose. Questo signore deve dimostrare la sua affidabilità democratica perché queste parole ci fanno sorgere seri dubbi. L’Italia è stata generosa con lui. Lui non è generoso con se stesso. Perché usa parole assurde e blatera in maniera offensiva. Questo Zaki deve ancora approfondire il tema dei diritti dei popoli. E definire un "serial killer" chi difende la sua gente massacrata è davvero un’autentica vergogna».

 

 

 

Ma ha parlato anche Fulvio Martusciello, capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo: «Zaki è un ricercatore? Fossi un rettore mi vergognerei di avere nello staff accademico un ricercatore che afferma simili bestialità». Per Martusciello «le dichiarazioni di Zaki sono offensive per le nostre università, per i nostri studenti e per quanti studiano per diventare ricercatori. Questo idolo della sinistra merita solo di essere ignorato».

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