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Navratilova contro le tenniste trans: "È patriarcato", sigle Lgbt in tilt

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Da simbolo delle battaglie Lgbt+ a pericolosa reazionaria. La presa di posizione di Martina Navratilova, leggenda del tennis e una delle prime stelle dello sport ad annunciare di essere lesbica, contro le atlete trans nello sport femminile ha scatenato un putiferio. La 66enne è stata accusata di transfobia dopo essere intervenuta in una discussione via Twitter sul tema: "Non è giusto e non è corretto", ha scritto riferendosi ad Alicia Rowley, tennista nata uomo che ha vinto alcuni tornei femminili over 55 organizzati dall’Usta, la United States tennis association.

"Hey, Usta. Il tennis femminile non è per atleti maschi falliti, qualunque sia l’età. Questo sarebbe consentito agli US Open di questo mese? Solo con un documento d’identità? Non credo...", ha scritto Navratilova che ha rincarato la dose mandando in tilt una certa retorica dell'attivismo Lgbt+: "È patriarcato per gli uomini biologici insistere sul diritto di entrare negli spazi creati per le donne. È così difficile da capire? È patriarcato che gli uomini biologici insistano sul diritto di competere nelle categorie femminili". 

 

Navratilova nel 1981 fu una delle prime atleta professioniste, sicuramente la più famosa, a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità. La relazione con l'autrice e giornalista Judy Nelson tra il 1983-1991 fece clamore anche per la fine turbolenta del rapporto. "Pubblicità" che contribuì a innalzare l'ex tennista a paladina dei diritti delle persone Lgtb, ma le prese di posizione contro l'ingresso di atlete nate uomo nello sport femminile ha portato a ribaltare la situazione facendola oggetto di accuse di transfobia. 

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