Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Edwige Fenech perde con il Fisco, il caso dell'attico di lusso a Prati

Attilio Ievolella
  • a
  • a
  • a

Edwige Fenech battuta dal Fisco, che, dopo una battaglia durata ben 15 anni, potrà ottenere dalla nota attrice e produttrice ulteriori imposte relative all’acquisto di un attico - di oltre 300 metri quadrati - nel pieno centro di Roma, nel quartiere Prati, a pochi passi dalla fermata «Ottaviano» della linea A della metropolitana. A chiudere il lunghissimo contenzioso hanno provveduto i giudici della Cassazione, i quali hanno sancito, in sostanza, che la Fenech non aveva diritto di usufruire dei benefici fiscali previsti per l’acquisto della prima casa quando nell’estate del 2005 ha portato a termine l’acquisizione della proprietà di un immobile, destinato ad abitazione principale.
In origine, al momento dell’acquisto, la nota attrice aveva ritenuto di poter usufruire dell’applicazione delle imposte con aliquota agevolata, proprio alla luce dei benefici previsti per l’acquisto della prima casa. A smentire la Fenech era arrivata però una verifica dell’Agenzia del Territorio, verifica che aveva consentito all’Agenzia delle Entrate di catalogare l’immobile acquistato dalla produttrice come immobile di lusso, cioè con una superficie complessiva superiore a 240 metri quadrati, e di negare le agevolazioni fiscali di cui la produttrice aveva usufruito.

 

A causare la prevedibile reazione della Fenech è stato l’avviso notificatole dal Fisco, avviso con cui le si comunicava la decadenza dai benefici fiscali per la prima casa e la connessa richiesta di maggiori di imposte relativamente all’acquisto dell’immobile. E la reazione della Fenech si è concretizzata in una lunga battaglia legale - il primo pronunciamento, emesso dai giudici tributari provinciali di Roma è arrivato a settembre 2010- con il Fisco, battaglia mirata a dimostrare che la superficie dell’immobile da lei acquistato non superavano la soglia dei 240 metri quadrati.

 

Ma tutte le obiezioni proposte dalla Fenech si sono rivelate inutili, poiché i magistrati di Cassazione hanno riconosciuto, come già i giudici tributari regionali del Lazio, la legittimità della posizione assunta dall’Agenzia delle Entrate, sancendo che l’immobile acquistato dalla produttrice è catalogabile senza dubbio come immobile di lusso. Decisivi i calcoli, metro alla mano, relativi alla superficie dei locali che compongono l’immobile, ossia al settimo piano una veranda, una palestra, un locale di sgombero e una lavanderia e stireria, per complessivi 86 metri quadrati, da sommare ai 218 metri quadrati dei locali del sesto piano, e decisivo, poi, il riferimento all’ascensore interno che collega i due piani. 

Dai blog