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Purgatori, "Se si ipotizza negligenza...": cosa pensa Mentana dell'inchiesta

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Enrico Mentana, appresa la notizia della morte di Andrea Purgatori, ha sentito il bisogno di salutarlo pubblicamente e di ricordare all'Italia le qualità e le imprese giornalistiche del collega. "Andrea Purgatori piaceva tanto, a tanti. Perché era credibile, perché era autorevole. Era interessato al giusto. Era un cronista diventato narratore di razza, con un patrimonio che i suoi epigoni non potranno avere": così il direttore del Tg di La7, con un racconto sincero e inedito, ha salutato in diretta l'amico sceneggiatore. Oggi, alla luce dei nuovi risvolti, dell'ipotesi di omicidio colposo avanzata dalla Procura di Roma, Mentana è tornato a parlarne a Metropolis, il webtalk del gruppo Gedi.

 

 

"Una persona perfetta con tutti, come amico, collega, conoscente, qualcuno con cui scambiare due chiacchiere. Era un perfetto irregolare, perfettamente asimmetrico, non ti trovavi mai a essere suo concorrente. Straordinario nell'essere poliedrico, il suo lavoro stava tra l'inchiesta giornalistica e la sceneggiatura cinematografica. Mai rivale o concorrente, con una capacità assoluta di aprirsi e condividere. Non si ricorda una lite, un dissidio, una polemica. Eppure non si è occupato di botanica, ma di misteri": queste le bellissime parole usate da Enrico Mentana per raccontare chi era Andrea Purgatori, oggi riportate da Repubblica.

 

 

Poi il direttore del Tg di La7 ha affrontato il tema della malattia: "Lui sapeva che lottava contro un male pericolosissimo, il tumore al polmone, che doveva riguardarsi, che doveva affrontare delle cure. Non si prospettava il rischio immediato che si è purtroppo concretizzato. Ma su questo dobbiamo stare due passi indietro". In merito all'inchiesta sulla morte del conduttore di Atlantide, Mentana è stato cauto: "Andrea era un uomo solare, stava combattendo contro una malattia terribile senza esibizionismo. È vero che lui ha vissuto di inchieste e rivelazioni, ma non ci aspettiamo inchieste e rivelazioni qui, se non quelle tra buona e mala sanità. Non siamo i suoi familiari né i suoi medici. È che la famiglia avanza un sospetto ed è giusto che si faccia chiarezza per via giudiziaria. E questo passa attraverso un'autopsia, quando si ipotizza negligenza nelle cure si procede così". "Si sta discutendo se quelle nel cervello di Andrea invece di essere delle metastasi fossero delle ischemie. Ovvio che in questo caso le cure avrebbero dovuto essere diverse. Ma qui mi fermo, non sono cose di cui possiamo parlare noi", ha concluso il giornalista. 

 

 

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