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Otto e mezzo, Mieli boccia la lentezza dell'Ue: vertice insignificante

Luca De Lellis
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La mediazione sul tema migrazione con Polonia e Ungheria tentata dal premier Giorgia Meloni non è andata a buon fine. Ma la stessa leader di Fratelli d’Italia, a margine della due giorni di vertice al Consiglio europeo, ha confessato di “non essere mai insoddisfatta di fronte a chi difende i propri confini nazionali”. Anzi, è apparsa piuttosto contenta perché “l’Italia ha svolto un ruolo da protagonista in Europa, imprimendo una svolta” rispetto al passato. Nel corso della trasmissione Otto e Mezzo, andata in onda venerdì 30 giugno su La7, l’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli ha commentato in maniera piuttosto sarcastica le parole del Presidente del Consiglio. “Ho letto anch’io questa dichiarazione e mi sono interrogato se fosse il caso di riaprire il libro di storia per scrivere un capitolo su questo vertice”. Poi, prosegue l’ospite della conduttrice Lilli Gruber, “ci ho riflettuto e ho capito che tutto sommato è stato un vertice europeo di rinvii, abbastanza insignificante”.

 

 

Mieli protrae la sua analisi sulla stessa lunghezza d’onda, bersagliando ancora Meloni: “Si può registrare – afferma il giornalista – che stavolta non ha avuto scatti d’ira, diversamente da come le era capitato in Italia”. Il riferimento è all’ultima conferenza stampa relativa alla “Giornata mondiale contro le droghe”, che aveva visto il premier protagonista di un battibecco con il deputato di +Europa Riccardo Magi. Ciò, secondo l’ospite di Otto e Mezzo, “vuol dire che in Europa si trova più a suo agio e rilassata”. Mieli ammette però, dando credito a Meloni, che la Presidente della Commissione europea “Ursula von der Leyen la tratta con garbo, e sembra che tra le due si sia instaurato un rapporto”.

 

 

A chiusura del suo ragionamento, l’editorialista del Corriere della Sera affronta la problematica relativa al mancato accordo sulle politiche di migrazioni per il “no” di Mateusz Morawiecki e Viktor Orban: “Esiste questo paradosso per il quale Polonia e Ungheria sul tema della guerra in Ucraina non si sopportano, ma nei consigli europei invece vanno a braccetto”.

 

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