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Berlusconi, dalla Corte costituzionale gelano la sinistra sul lutto nazionale

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Il lutto nazionale proclamato il 14 giugno per Silvio Berlusconi è un inedito, mai concesso negli ultimi 30 anni a nessun presidente del Consiglio a parte Leone e Ciampi che furono presidenti della Repubblica. Ed è subito scattata la polemica della sinistra. «Non c’è giurisprudenza di riferimento. Sono decisioni politico-amministrative. Non starei ad enfatizzare troppo», il commenta all’Adnkronos di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, che mette subito un freno ai critici nei confronti del governo: «Si tratta della morte di un ex premier per molti anni, discusso come possono essere molti. Non mi sembra tema su cui polemizzare. I funerali di Stato sono previsti normalmente dal protocollo, oltre a questo c’è il lutto nazionale, altra modalità di riconoscimento in questo caso collegato alla funzione a lungo esercitata da Berlusconi. Anche se il giudizio sulla persona e l’attività politica svolta può essere il più vario. Scelta opportuna? Difficile dire - replica Mirabelli - il Paese è sempre stato diviso fra forti sostenitori e oppositori. Non saprei esprimere un giudizio su questo punto, il lutto nazionale è una scelta di tipo politico amministrativo».

 

 

Tra coloro che hanno alzato la voce contro la decisione per rendere omaggio a Berlusconi c’è Rosy Bindi, ex ministra ed esponente del Partito Democratico: «I funerali di Stato sono previsti ed è giusto che ci siano ma il lutto nazionale per una persona divisiva com’è stato Berlusconi secondo me non è una scelta opportuna. Auguro a Berlusconi di riposare in pace, so cosa vuol dire perdere i genitore, c’è comprensione per l’uomo ma la santificazione che sta accadendo in Rai non corrisponde alla verità. Il lutto nazionale si dedica a chi ha unito il paese, non chi lo ha diviso».

 

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