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Massimo Giletti, parla Urbano Cairo: "Anche sulla mafia"

Giada Oricchio
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Lo stop immediato a “Non è l’Arena”, il programma condotto da Massimo Giletti ha dato il via a una miriade di illazioni. I motivi della sospensione non sono stati rivelati né dal giornalista che alla consegna del Tapiro d’oro di “Striscia la Notizia” ha risposto con un laconico “chiedete a Cairo”, né dai vertici aziendali.

A rompere il silenzio è stato Urbano Cairo, patron di La7 e del “Corriere della Sera”. L’editore si è sentito tradito da Giletti e lo ha detto chiaro e tondo in una dichiarazione all’Ansa: “Ha condotto in 6 anni 194 puntate di Non è l'Arena dove ha potuto trattare in totale libertà tutti gli argomenti che ha voluto inclusi quelli relativi alla mafia sulla quale ha fatto molte puntate, con tutti gli ospiti che ha voluto invitare. Gli auguro di trovare la stessa libertà incondizionata nella sua prossima esperienza televisiva o di altro genere”.

L’imprenditore torinese si riferisce a una presunta trattativa tra il giornalista e la Rai (o chi ne fa le veci) per un ritorno a Viale Mazzini, nonostante la smentita di Giletti all'Adnkronos.

Intanto i retroscena si sprecano: la procura Antimafia di Firenze ha avviato un’indagine sulle ospitate televisive a pagamento di Salvatore Baiardo, fedelissimo dei mafiosi Graviano, mentre Fabrizio Corona, secondo il quotidiano “La Repubblica”, avrebbe venduto all’amico Giletti le chat del boss stragista Matteo Messina Denaro, arrestato a gennaio dopo 30 anni di latitanza.

 

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