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Che cosa ha fatto Berlusconi: il sociologo Panarari svela il futuro di Forza Italia

Giada Oricchio
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Il fantasma della diaspora da Forza Italia a Fratelli d’Italia agita il partito fondato da Silvio Berlusconi, ricoverato da quattro giorni all’ospedale San Raffaele di Milano per polmonite bilaterale conseguenza di una leucemia cronica. Qual è il futuro di FI? Ma soprattutto cosa ha rappresentato per l’Italia? Massimiliano Panarari, sociologo della comunicazione, in collegamento con il talk “Omnibus” su La7, sabato 8 aprile, ha analizzato l’importanza del Cavaliere nella recente storia repubblicana: “Silvio Berlusconi è una costante dal 1994 a oggi, ha caratterizzato questo lungo trentennio della politica italiana. Il brand Forza Italia è lui, il ricorso al nome del Bel Paese è un’invenzione sua, da qui prendono spunto Fratelli d’Italia e Italia Viva. È l’idea di costruire il partito della nazione”.

Il professore delle Università Luiss e Bocconi ha allargato il discorso sostenendo che Giorgia Meloni sta provando a strutturare l’intuizione di Berlusconi “in una direzione di egemonia culturale oltre che politica con l’idea di un partito ‘pigliatutto nei numeri’, cosa che è avvenuta, ma non è detto che duri”.

Panarari ha sottolineato che la premier vuole trasformare Fratelli d’Italia in un partito conservatore, ma dovrà fare i conti con “rimanenze significative del passato”. Tornando a Silvio Berlusconi si deve riconoscere che sia un brand di egemonia sottoculturale: “Rappresenta quel tipo di televisione commerciale o neo televisione, come la chiamava Umberto Eco, che è davvero la biografia di tante generazioni, politici compresi. Penso a Matteo Renzi e Matteo Salvini da giovani nei quiz – ha ricordato il saggista -. È il romanzo di formazione, il percorso iniziatico e il modo di stare davanti al pubblico”.

Insomma, il fondatore di Mediaset è riuscito a trasformare l’Italia. “Berlusconi ha dato un contributo formidabile, con tutte le problematiche critiche che ne derivano, alla nascita della cosiddetta democrazia del pubblico – è il ragionamento di Panarari-. Ha posto fine alla democrazia dei partiti in cui i media contano tantissimo e il leader ha bisogno di una presenza scenica extrapolitica”.

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