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Non è l'Arena, rivelazione choc su Provenzano della figlia dell'ex boss Ilardo: “Latitanza tutelata”

Valentina Bertoli
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Settimane ad alta tensione. La “guerra” condotta da magistratura e forze dell’ordine contro la criminalità organizzata non si arresta. In dieci messaggi, scritti tra il 2003 e il 2006 e diretti a Bernardo Provenzano, si celerebbe il fulcro del pensiero e della gestione di Cosa Nostra da parte di Matteo Messina Denaro. A “Non è l’Arena”, programma di approfondimento politico e di attualità, il conduttore Massimo Giletti intervista Luana Ilardo. La figlia del boss mafioso Luigi Ilardo, ucciso nel 1996 poiché, da pentito, stava tentando di collaborare per l’arresto di Provenzano, vuota il sacco: “La latitanza andava tutelata. C’è stato un accordo tra Stato e Mafia”.

 

 

Un inaspettato complotto, una mancanza di protezione: Luana Ilardo, ospite in studio a “Non è l’Arena”, ricostruisce i fatti che hanno causato la morte del padre ed innesca un gioco di dichiarazioni durissime. Nel corso della puntata di domenica 29 gennaio, Massimo Giletti ha intervistato Luana Ilardo, figlia del boss mafioso Luigi Ilardo, ucciso il 10 maggio del 1996 perché, da uomo pentito, stava collaborando con la giustizia per l’arresto del latitante Bernardo Provenzano. “Papà ha fatto una scelta coraggiosa. Metteva in conto che la Mafia gliel’avrebbe fatta pagare perché questo è il loro protocollo. Lo Stato doveva garantirgli una vita nuova. Lo Stato non ha fatto lo Stato, la Mafia ha fatto la Mafia”: ha esordito così Luana Ilardo, accolta nel salotto di La7. Secondo la donna, l’ex boss non ha ricevuto la protezione necessaria dallo Stato. Dopo aver scontato 11 anni di detenzione, Luigi Ilardo riuscì a portare le forze speciali dei Ros ad un passo dal covo del boss latitante, ma ci furono impedimenti ignoti e lui perse la vita.

 

 

“È gravissimo. A Palermo c’è stato un processo per la mancata cattura di Provenzano. Gli uomini del Ros hanno giustificato il mancato intervento con la presenza delle pecore, dei pastori e degli armenti. Purtroppo la latitanza di Provenzano andava tutelata per ragioni indicibili”, spiega Luana Ilardo, riportando la sentenza del processo Stato-Mafia che assolve tutti gli indagati che hanno agito affinché Bernardo Provenzano non venisse catturato. “C’è stato un accordo tra Stato e Mafia. Sono stati assolti dallo Stato”, ha continuato l’ospite di Giletti. Poi il conduttore ha domandato: “Come si sente adesso?”. “Sono amareggiata e arrabbiata perché dopo tanti anni non ho ancora ricevuto le risposte che avrei voluto”, ha risposto Luana con la voce rotta.    

 

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